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Da Nino Rota a Beatrice Rana. Breve storia della scuola pianistica barese

Da Nino Rota a Beatrice Rana. Breve storia della scuola pianistica barese

All’origine della fortuna e dell’ormai conquistato livello internazionale del ‘pianismo’ barese, e cioè di una scuola pianistica nata e cresciuta nel capoluogo all’ombra dei secolari pini che tuttora circondano villa Bucciero-Lindemann in via Capruzzi (sede del Conservatorio di musica statale intitolato al genius loci Niccolò Piccinni) c’è ancora una volta un nome ed uno solo che tuttavia barese non è: Nino Rota.

Pochi sanno che il compositore milanese, il quale ebbe a legare il suo nome alle colonne sonore di film memorabili, a tacer d’altri, di registi come Fellini, Coppola, Visconti, Lattuada, Zeffirelli, Monicelli, Werthműller, è stato egli stesso un formidabile pianista cresciuto tra Milano-Roma-Philadelphia e poi tra Taranto e Bari quando fu allievo di Pizzetti, Casella e negli USA di Rosario Scalero al Curtis Institute, qui sodale di Copland, Barber e Menotti!

La sua (quasi) inspiegabile scelta di vita di trasferirsi in Puglia nei primi anni Cinquanta del secolo scorso, procurò nella Bari musicale un cambio di rotta nell’assonnata Puglia del tempo, altrimenti inspiegabile se non ricorrendo ai presupposti artistico-esistenziali di Rota, capaci di aprire strade maestre ad un suo allievo dell’allora Liceo musicale. Costui era nativo della provincia barese, Altamura, e di nome fa Michele Marvulli (nato nel 1929) avviato proprio da Rota alla carriera di concertista quando venne iscritto ad alcuni concorsi pianistici europei come quello di Ginevra allorchè nel 1955 egli vince la medaglia d’oro nella sezione musica da camera in duo con la violinista ucraina, nativa di Odessa, Ludmilla Kutznetsoff (che poi diventerà sua moglie). Marvulli viene poi chiamato da Rota come docente di pianoforte e nel corso di oltre quarant’anni di insegnamento nei Conservatori di Bari, Cosenza, Firenze e Pesaro, fonda e coltiva una delle più importanti scuole pianistiche italiane grazie a suoi discepoli di spolvero nazionale e per alcuni di essi internazionale come è per i pugliesi Benedetto Lupo e Emanuele Arciuli particolarmente versato nel repertorio pianistico contemporaneo e il cui interesse per la musica americana sì è concretizzato in numerose incisioni discografiche e nel libro Musica per pianoforte negli Stati Uniti pubblicato da EDT; nel 2011 gli è stato conferito il premio Abbiati come miglior solista, è titolare della cattedra di pianoforte principale al Conservatorio di Bari e tiene lezioni presso la Princeton University e la Miami University e, dal 1998, è stato più volte invitato come professore ospite all’University of Cincinnati College-Conservatory of Music.

(m° M-Marvulli)

A costoro si aggiungono i nomi di Pierluigi Camicia, Luigi Ceci, Gregorio Goffredo, Giovanna Valente, Angela Montemurro Lentini, Filippo Balducci, Elvira Sarno, Pasquale Iannone, Marilena Liso, Maurizio Matarrese, Rosario Mastroserio e infine, last but non least, Beatrice Rana (Arnesano, 1993) assurta in beve tempo ad altissimi livelli internazionali. Non è dunque affatto un caso che la indispensabile catena di trasmissione docente-allievo propria degli studi musicali si palesi nel riconoscimento dato al suo maestro, l’acquavivese Benedetto Lupo, chiamato al prestigioso incarico di docente della Accademia Nazionale di S. Cecilia.

(B.Rana)

La Rana aveva iniziato i suoi studi musicali a quattro anni e si era diplomata in pianoforte proprio sotto la guida di Lupo al Conservatorio di Monopoli. A diciotto anni ha conseguito il primo premio al Concorso Internazionale di Montréal (la più giovane vincitrice della competizione e prima italiana in quella competizione) e nel 2013 si aggiudica il secondo premio all’importante Concorso pianistico internazionale ‘Van Cliburn’ di Fort Worth nel Texas. Da qui Beatrice ha intrapreso una carriera solistica internazionale collaborando con famose orchestre europee e americane e con direttori di stampo internazionale. Nel 2014 viene inserita nella classifica 30 under 30 della rivista International Piano e nel 2018 viene infine candidata ai Classic BRIT Awards come migliore artista femminile dell’anno per la sua interpretazione delle ‘Variazioni Goldberg’ di Bach. Si esibisce nelle sale da concerto e nei festival più rinomati al mondo tra cui il Musikverein di Vienna, la Berlin Philharmonie, il Concertgebouw di Amsterdam, la Carnegie Hall di Londra e la Tonhalle di Zurigo, la Royal Albert Hall, il Théâtre des Champs-Elysées di Parigi; e collabora con la Royal Concertgebouw Orchestra, la London Philharmonic Orchestra, l’Orchestre de Paris, la BBC Symphony Orchestra e la Los Angeles Philharmonic. Beatrice suona l’amato pianoforte con direttori d’orchestra del calibro di Pappano, Chailly, Paavo Järvi, Gergiev, Temirkanov, Jurowski, Kent Nagano e Zubin Mehta. Nel 2015 esce il suo primo album con il Concerto n.2 per pianoforte di Prokofiev e il Concerto n.1 per pianoforte di Ciajkovskij eseguiti con Antonio Pappano e l’orchestra di Santa Cecilia, ha registrato la Sinfonia n. 2 di Bernstein “Age of Anxiety”.
Tuttavia nonostante tale indiscusso glamour, Beatrice Rana non ha dimenticato la terra d’origine e sin da 2027 ha fondato il Festival di musica da camera “Classiche Forme” nella cittadina salentina di Copertino. E’ infine notizia di queste settimane la sua vittoria al concorso ‘Ackman 2022’: importante riconoscimento musicale sovranazionale che viene conferito ogni tre anni ad un pianista emergente.

[pierfranco moliterni]

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