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ARTROSI DELL’ANCA NELLA MEDICINA DELLE EMOZIONI

ARTROSI DELL’ANCA NELLA MEDICINA DELLE EMOZIONI

Di Enrico Cembran Medico Olista
Proprietà letteraria riservata
L’#Individualità #Biochimica è la caratteristica che fa sì che, nell’ambito di una relativa uguaglianza dei componenti di una specie, le caratteristiche biochimiche del tutto uniche di ciascun essere vivente, ne determinano la personalità e le modalità di interazione con il mondo circostante.
Tale caratteristica, è espressione dell’energia genetica ed ancor più, epigenetica da cui ogni individuo, trae gli input necessari per manifestarsi quale essere materiale.
A sua volta, questo insieme di forze, interagisce con quelle che sono le energie presenti e determinanti la sua struttura spirituale.
In senso medico allopatico, l’#Artrosi, è una patologia legata alla degenerazione del tessuto articolare.
In quanto tale, è considerata parafisiologica dopo i cinquant’anni, se contenuta.
Dunque, una delle tante, possibili, manifestazioni dell’invecchiamento ed ossidazione tissutale.
È comunque, sempre in senso allopatico, considerabile francamente patologica, nei casi in cui, alcune condizioni posturali, lavorative usuranti, dismetaboliche fra cui l’obesità, infiammatorie, autoimmunitarie ed infettive, aggredendo i tessuti articolari, li usurano, determinando ulteriori stimoli reattivi a carico del tessuto osseo sottoposto.
Ciò perché, in natura, l’osso non è in grado di interagire con altro tessuto osseo, se non attraverso l’interposizione di tessuto articolare di tipo ialino o cartilagineo.
In questo quadro, l’età di insorgenza della patologia articolare, sta drammaticamente riducendosi, divenendo appannaggio anche della popolazione al di sopra dei trent’anni.
A titolo orientativo, invece, l’#Artrite, che può generare l’Artrosi, è un processo infiammatorio dei tessuti articolari, nella cui causa rientrano svariati stimoli, fra i quali, quelli infettivi, immunitari, traumatici e microtraumatici.
Questi, configureranno dei quadri patologici che, in linea con la dottrina classica, potranno andare dall’#Acuzie, alla #Subacuzie, alla #Cronicità, fenomeno più assimilabile a quello della degenerazione di tipo artrosico.
Quali che siano le cause anatomiche, biologiche e fisiche dell’Artrosi, che la Medicina delle Emozioni non nega in nessun modo, esiste un nesso, sempre più chiaro, fra alcune emozioni e la patologia degenerativa dell’anca.
Tale concatenazione è statisticamente rilevabile e, in senso generale, ascrivibile al senso di #svalutazione susseguente ad uno o più eventi che, sebbene vissuti nel passato, in quanto non elaborati, sono destinati a riproporsi nel presente, a seguito di stimoli equivalenti o sovrapponibili, per #associazione #emozionale.
Il meccanismo attraverso il quale, un’emozione, stimolo di tipo prettamente etereo e dunque sottile, possa scatenare un effetto assolutamente fisico e dunque, ossidoriduttivo è da ricercarsi nella PNEI, #PsicoNeuroEndocrinoImmunologia.
Attraverso questa possibilità, il #Subconscio, porzione inferiore dell’Inconscio, ha il pieno controllo dei processi biologici e fisiologici dell’organismo vivente.
In termini puramente emozionali, dobbiamo riconoscere che un sintomo, rappresenta l’energia necessaria all’#Anima per ricomporre la coerenza Sprituale o Karmica dell’organo che lo manifesta, andata perduta.
Già nella #Medicina #Tradizionale #Cinese del resto, da oltre quattromila anni, vengono identificate negli specifici organi, le principali emozioni.
In questo senso, la funzione andata perduta, o alteratasi, consente una diagnosi di tipo molto profondo, quella in grado di superare il limitante concetto della idiopaticità di alcune malattie.
La parola “#idiopatico” (patologia priva di cause note), talvolta rappresenta un comodo paravento dietro al quale si può nascondere un’ignoranza medica legata alla mancanza di approfondimento degli aspetti del reale significato della malattia.
Questa capacità, propria di ogni terapeuta olista, lo porta ad indagare la patologia con spirito costruttivo, non associandola ad una punizione, sforzandosi di comprenderne a fondo, il disagio che la sostiene.
Attraverso questa visione, la prima domanda da porsi è, quale sia la funzione risultante alterata dalla patologia, trovando, nella #limitazione della capacità di #movimento fisico del o dei segmenti corporei del paziente, la risposta primaria, nelle patologie articolari.
Sempre in un’ottica puramente olistica, ogni segmento corporeo è considerabile una parte rappresentante l’intero individuo, composto di energia mentale, fisica e spirituale, come sostenuto dall’#Antroposofia.
In particolare, nel caso degli arti, superiori e inferiori, è possibile osservare, nelle catene delle articolazioni che li compongono, i tre diversi e principali livelli di coscienza, nell’ambito della concezione ed espletamento dei movimenti: #Decisione (Polsi e Caviglie), #Accettazione (Gomiti e Ginocchia), #Integrazione – fra il desiderio inconscio e la volontà consapevole- di svolgere quel movimento (Spalla ed Anca).
Ma, essendo l’Individuo, espressione di quanto sopra esposto, allora, la limitazione del movimento, sintomo principe di qualsiasi affezione articolare, potrebbe rappresentare anche, il desiderio recondito di limitazione del proprio agire in ambito esistenziale.
Tale limitazione autoimposta, nasce dalla tendenza dell’artrosico a ricercare la insopprimibile #stabilità della sua esistenza, attraverso una percezione limitata delle regole della cooperazione ed interazione sociale, religiosa, educativa e morale.
Tali regole devono essere applicate a qualsiasi costo, facendole diventare il fine stesso della vita e non un semplice strumento per vivere in maniera equilibrata, nel contesto sociale ed interiore.
Questa stabilità fittizia, si paga tuttavia a caro prezzo, divenendo il limite invalicabile oltre cui non andare, una rinuncia a vivere pienamente anche quelle porzioni di se stessi, eventualmente non accettabili, secondo una visione così fortemente limitante.
Parliamo evidentemente della propria #Zona d’#Ombra, ma anche di quelle parti dell’individuo che lo riconnettono con la sua natura animale ed istintuale.
La rigidità mentale, creerà una #postura #psicologica reattiva, che troverà riscontro nella relativa postura corporea, naturalmente, parimenti rigida.
Tale attitudine, porterà a prediligere taluni movimenti, naturalmente limitati e perciò, sarà necessario, allo scopo, riprogrammare lo stesso engramma posturale e motorio.
Si dovrà, perciò, redistribuire in maniera innaturale l’energia nel corpo fisico, impegnando molto più del dovuto, alcune sue zone rispetto ad altre.
Sono queste le zone in cui, sia simbolicamente che fisicamente, si fa più leva o si distribuisce il proprio peso, i tessuti articolari, per l’appunto.
Questi, a causa di ciò, si consumano, assottigliandosi o scomparendo del tutto, con ciò raggiungendo lo scopo previsto, limitare la mobilità, ritenuta così pericolosa per il proprio equilibrio esistenziale.
Attraverso questo processo, il paziente artrosico si muove nello spazio fisico così come fa, in quello psichico. Da ciò emerge che, il ridotto spazio interiore in cui si costringe a vivere, trova nella ridotta libertà del suo corpo, il necessario equilibrio spirituale.
Tale caratteristica infatti, risuona molto spesso nell’invecchiamento, nel quale, la perdita di spinta vitale ed elasticità mentale, portano a ricercare nell’applicazione metodica delle regole, la sicurezza in via di dissoluzione.
Questa circostanza naturalmente, potrebbe anche predisporre alle forme precoci della patologia, in caso di un’educazione eccessivamente rigida, o addirittura nel caso di alterazioni congenite, espressione di energie di tipo Karmico, non correttamente dissipate, nell’ambito della propria #costellazione #familiare.
Poco conta il fatto che sia possibile rintracciare specifiche ed evidenti cause traumatiche e/o di natura usurante dei tessuti articolari, in presenza di atteggiamenti psichici generanti l’assoluta necessità di non sottrarsi alle #responsabilità.
Potremmo quindi dire che l’artrosi è un modo di vivere la realtà, nella quale la mente, imbrigliando le emozioni, attraverso l’applicazione ferrea delle regole, prima subite e poi diligentemente autoimposte, impedisce il flusso dell’energia vitale.
Nel caso specifico dell’anca, l’artrosi riconduce alla necessità di escludere ogni possibilità di quello sviluppo interiore legato alla capacità di #trasformazione.
Ci si priva della capacità di avanzare a grandi passi nella vita, per scarsa valutazione di se stessi, mancanza di autonomia ed indipendenza, eventualmente camuffati da atteggiamenti di compenso.
L’azione è ciò che fa muovere l’organismo alla conquista della realtà variabile, diremmo meglio, alla sua provocazione e al successivo, necessario controllo dell’instabilità da ciò, almeno transitoriamente, scaturente.
Dopo l’intervento del Subconscio e delle Aree Motorie della Corteccia Cerebrale (la plasticità dei riflessi e la necessità di reazioni inconsce automatiche, precedono ogni movimento volontario…), nell’Anca, si manifesta la prima scintilla della possibilità di spostamento nel percorso materiale esistenziale.
Dunque, in essa, metaforicamente, si inscrive lo spartito del programma spirituale dell’individuo.
Da notare che il tono muscolare non è un’attitudine statica del singolo muscolo ma il frutto di un incessante adattamento fisiologico agli stimoli ecosistemici, espreszione di un altrettanto continuo processo riorganizzazione della realtà percepita.
In questo ambito, sono gli stimoli periferici che garantiscono la selezione ottimale della conduzione del comando motorio.
Le reazioni a questi stimoli non sono meccanismi stereotipati, ma frutto di un’attenta selezione rapportata al contesto in cui l’azione si dovrà svolgere.
Questo perché il Cervello, pur conoscendo l’azione necessaria, non conosce i muscoli effettori né la loro specifica funzione.
Potremmo dunque dire che ogni movimento ha una propria identità, espressione delle attitudini motorie individuali, manifestazione sicuramente, del proprio patrimonio energetico fisico o denso, ma influenzate anche da quello del mondo delle energie sottili.
Secondo la concezione Psicoenergetica, nei destrimani, l’Anca Sinistra rappresenta il nesso stesso del proprio Karma, la cui esigenza spirituale, se non compresa, ivi può manifestarsi, quale addensamento energetico, atto ad attrarre l’attenzione dell’Individuo, sui bisogni irrisolti della propria anima.
Tale addensamento, potrà manifestarsi come dolenzia stabile o ricorrente, in totale assenza di alterazioni fisiche.
Tuttavia esso, se non recepito, potrà determinare posture antalgiche e rigidità di tipo protettivo del distretto anatomico ed energetico iliaco, capaci nel tempo, di portare alla distruzione del tessuto cartilagineo ed infine osseo, dell’articolazione.
Questo perché, il tessuto cartilagineo di cui sono rivestiti i capi articolari, non essendo vascolarizzato, può trarre nutrimento solo dal movimento, capace di ridistribuire il fisiologico contenuto liquido dell’articolazione, con funzione nutritiva e drenante le scorie metaboliche da dismettere.
Viceversa nel destrimane, secondo la medesima concezione, l’Anca Destra parla della capacità della realizzazione del nesso Karmico, una volta percepito e compreso.
Anche in questo caso, l’oggettiva mancanza della possibilità o della stessa volontà di perseguirlo, esprimibile attraverso il libero arbitrio, potrà determinare addensamenti energetici sempre più consistenti, fino alla realizzazione della totale distruzione del tessuto articolare.
Secondo la concezione della Medicina Tradizionale Cinese, invece, nel caso dell’Anca Destra, l’energia in gioco è quella femminile (interna o esterna–> relazionale), mentre in quello dell’Anca Sinistra, si parla di quella maschile.
Dunque, la resistenza a quegli spostamenti metaforici verso o per allontanarsi, da persone o situazioni con valenza energetica femminile, nel primo caso o maschile nel secondo.

 

 

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