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INTERVISTA A NICOLA GUERRA – attore e registra teatrale

INTERVISTA A NICOLA GUERRA – attore e registra teatrale

di Vincenzo Dilena

Nicola Guerra, è nato e vive a Valenzano(Ba). Noto per aver scritto oltre venti commedie in dialetto valenzanese; ha curato anche la collana “”Munn’è state e munne ava jesse”(usi e costumi valenzanesi in audio cassette per la regia di Lino Di Turi e recensita dalla professoressa dell’Università di Bari, Maria Teresa Colotti sulla rivista trimestrale di studi demo-etno-antropologici”Lares”. Nel 1995 e nel 2005 gli sono stati conferiti dal Centro Sociale Italo-Venezuelano di Valencia attestati di benemerenza per aver contribuito alla diffusione della cultura pugliese nel mondo. Nel 1996 l’Amministrazione comunale gli ha conferito il “Valentino d’oro). Lo abbiamo intervistato per NERO SU BIANCO
Com’è iniziata la carriera teatrale?
Ho iniziato grazie al Prof. Vito Marcello De Bellis (a cui hanno dedicato la scuola elementare in zona Via Piave n.d.r.) il quale mi aggregò nel 1961 alla sua compagnia filodrammatica chiamata “Parva Scaena”; della quale facevano parte anche Lino Angiuli e Lino Di Turi. In quel periodo facevamo i cosidetti “drammi strappalacrime” e le farse. Nel 1975 ho iniziato a scrivere le commedie, la prima che scrissi si chiama “ Addò tutte jè sciogue e rise”.
Come nascono le tue commedie?In quanto tempo mediamente le scrivi?
Diciamo che tendenzialmente in una settimana le scrivo. Direi che mi vengono di getto per buona parte del testo. C’è un’ispirazione, che poi diventa idea e che piano piano prende forma. I dialoghi per esempio, molte volte mi sono venuti per strada nella quotidianità mentre camminavo; è capitato spesso infatti che miei amici mi abbiano fermato per strada dicendomi con tono scherzoso :”Nicò, ma te ne avvjierte ca parle sule sule?”(Nicò, ma te ne accorgi che parli solo solo?)… perchè in quel momento pensavo alla commedia che stavo scrivendo e mi venivano in mente molti dei dialoghi che avete visto.
Qual è la tua commedia preferita?
Diciamo che “Madremonje de procure” fu davvero un successo, al punto che alcuni dialoghi e battute divennero un tormentone tra i compaesani e alcuni passaggi di quei dialoghi sono ancora oggi usati in dialoghi scherzosi tra persone che all’epoca in teatro e poi tramite vhs e dvd, hanno visto quella commedia ( del 1995 ndr). Però devo dire che la più suggestiva a mio parere è “U Natale de le poverjiedde” la quale in alcuni momenti è anche un po’triste e riflessiva.
Raccontaci l’episodio di come ti è venuta l’ispirazione della trama di “Madremonje de procure”
Mi trovavo a Monopoli a casa di mia sorella. Nello scendere le scale del palazzo in cui abitava, sentii dalla porta della dirimpettaia un dialogo a più voci:
Soggetto 1: “Meh e allore com’è sciute u madremonie? (Allora come è andato il matrimonio?)
Soggetto 2:” “Cè-a da fa’ jè sfrasciate, percè acquanne la zite jè menute all’Taglie, tenève ‘na iamme finde, la parrucche ecc (Che devi fare, è saltato, perché quando la sposa è venuta in Italia, aveva una gamba finta, la parrucca ecc..)
(Risate a crepapelle)
I personaggi, invece? Sono ispirati a persone reali o sono di pura fantasia?
Mentre scrivo le commedie e i relativi personaggi ho bisogno di sapere prima di scrivere quale sarà l’attore che impersonificherà tale soggetto, perché, anche in base a quelle che sono le peculiarità dei miei attori viene fuori il personaggio; per esempio” Minguccio” di “Madremonje de procure” l’ho pensato anche in base alla mimica di Lino Vezzoso che lo ha poi interpretato; è successo così per quasi tutti i miei personaggi che tra l’altro quasi sempre sono ispirati a persone reali di Valenzano che hanno un modo di esprimersi e di interagire talmente particolare da diventare poi “l’abito teatrale”degli interpreti. Quasi sempre infatti, per fare entrare meglio nella parte i miei attori li chiamavo in disparte e dicevo :” la vide cheddà crestiane? Studiàtaville bona bone”(risata)
Quale pensi sia il personaggio più riuscito?
Sicuramente “Minguccio” di Madremonie de procure e “U mbriache” che appare in più commedie sono i personaggi più divertenti, entrambi magistralmente interpretati da Lino Vezzoso.
Una curiosità personale? Su che supporto scrivi i testi?A penna o a macchina?
La prima bozza la scrivo a penna su alcune agende che conservo ( foto a piè pagina), poi scrivo la bella copia a macchina.
Hai rappresentato tutte le commedie che hai scritto o qualcuna non è stata messa in scena?
Tutte tranne una. “Sabato di sangue”, scritta nel 1993 e mai messa in scena.
Spesso abbiamo letto sui social o ascoltato in alcune tue ospitate in manifestazioni comunali anche poesie e riflessioni scritte da te. Hai mai pensato di pubblicare queste opere?
No! Non ci ho pensato, anche perché sono cose che sento un po’ personali e che tra l’altro scrivo di getto e senza fare troppa accademia. Oltre a queste riflessioni e alle commedie ho anche registrato delle audiocassette che qualcuno ha anche trasformato in file multimediali, con la regia e la voce di Lino Di Turi che contengono momenti di vita paesana e di storia antropologica del nostro paese in cui si parla tra le altre cose de la festa di S.Rocco, del Venerdì Santo, del Carnevale e di Proverbi e indovinelli valenzanesi.
Pensi di essere stato riconosciuto dai tuoi concittadini per la tua opera di trasmissione del dialetto e della cultura popolare?
Un riconoscimento ufficiale l’ho ricevuto in occasione dei miei 50 anni dall’Amministrazione comunale che mi ha conferito il “Valentino d’oro” (riconoscimento che si assegna a personalità che si distinguono nel mondo dell’arte, della scienza, della letteratura), ma la soddisfazione più grande l’ho ricevuta in Venezuela nel 1995 quando fui accolto calorosamente dai compaesani residenti in quelle terre e fui insignito di attestati di benemerenza.
Avremo modo di vedere un’altra commedia tutta nuova?
Penso di no, perché sono poco ispirato da anni ormai in quanto credo di aver trattato tutti i temi possibili. Mi piacerebbe riproporre qualche commedia passata, ma purtroppo, a Valenzano manca un teatro o uno spazio adatto a tali rappresentazioni; la Sala S.Berardino nella quale sono state messe in scena quasi tutte le mie opere, nei recenti lavori di ristrutturazione, ha perso i connotati di sala teatrale.
Cosa vorresti per il futuro della tua carriera?
Mi piacerebbe creare una compagnia teatrale stabile, ma purtroppo chi di dovere non mi mette a disposizione uno spazio opportuno dove poter fare ciò ed esercitare la mia passione, inoltre un mio augurio è che dopo di me, qualche altro, magari un giovane continui a perpetuare le nostre abitudini e tradizioni, in modo da conservare nel tempo quella che è la storia popolare dei valenzanesi.

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