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SINDROME DEL MUSCOLO PIRIFORME NELLA MEDICINA DELLE EMOZIONI

SINDROME DEL MUSCOLO PIRIFORME NELLA MEDICINA DELLE EMOZIONI

Di Enrico Cembran, Medico Olista
Proprietà letteraria riservata.
La #Sindrome del #Muscolo #Piriforme, anche definita #Falsa #Sciatalgia, è un disturbo neuromuscolare, i cui sintomi sono comuni a tutte le forme di compressione del Nervo Sciatico.
Ciò ne rende spesso difficile la diagnosi precoce, condizione necessaria per poter ottenere una guarigione reale e soprattutto, stabile nel tempo.
Tali sintomi, si evidenziano anche e soprattutto, ma non esclusivamente, nella corsa o nella postura seduta.
La sindrome colpisce con significativa prevalenza, le donne fra i 40 ed i 60 anni, spesso dedite ad eccessiva attività sportiva.
Vedremo comunque, in questa trattazione, come l’attività fisica eccesiva è al massimo un cofattore, nel bilancio delle cause scatenanti la sintomatologia, dipendendo questa soprattutto da un bisogno di esplicitazione di un profondo #squilibrio #emozionale. La prova è che non è, ad oggi possibile, dimostrare alterazioni anatomofisiopatologiche esclusive, responsabili della patologia.
Nel caso specifico di questa sindrome, la compressione del #Nervo #Sciatico, è determinata dalla contrazione eccessiva e cronica del Muscolo Piriforme, nel ventre del quale, di sovente lo stesso Nervo Sciatico, decorre.
Pertanto, questo quadro patologico si configura come un #intrappolamento con compressione del Nervo Sciatico, esitante nella sua irritazione, in genere di tipo cronico, esercitata dal Muscolo Piriforme.
Ciò, nel linguaggio metaforico della Medicina delle Emozioni, rappresenta di per sé, un importante indizio su cui riflettere, tanto nella diagnosi, che nel progetto di guarigione emozionale.
Questo muscolo, di forma grossolanamente piramidale, si estende dalla superficie interna dell’Osso Sacro al bordo superiore del Grande Trocantere del Femore.
La compressione si realizza nel punto in cui, il Nervo Sciatico emerge nella Cavità Pelvica, nella quale, esso si trova anatomicamente sottoposto al Muscolo Piriforme o compreso nel suo ventre.
Il Nervo Sciatico è il nervo più lungo del Sistema Nervoso Periferico e innervando gli arti inferiori, assicura ad essi la mobilità e la raccolta e trasmissione delle sensazioni tattili, posturali e cinestetiche.
Ciò, fa sì che un sintomo a livello di questo nervo può veicolare informazioni di tutta la struttura somatica al di sotto della Fossa Iliaca o soltanto di una parte di essa.
Nel caso specifico, tuttavia, la sintomatologia algica, si localizza prevalentemente a carico del #gluteo ed al massimo, coinvolge anche la parte posteriore della #coscia.
In termini emozionali, vale la pena fare un’ulteriore considerazione sul parametro scatenante la sindrome: la contrazione eccessiva (spasmo) di un muscolo, la cui precipua funzione è quella di collaborare nei movimenti di #rotazione #laterale e #abduzione dell’anca, contribuendo a stabilizzare il rapporto tra la testa del femore e l’acetabolo posto nell’Osso Iliaco.
L’Anca metaforicamente, nella Medicina delle Emozioni, è considerabile come la #Porta dell’#Integrazione fra la volontà cosciente e il desiderio, per lo più inconsapevole di andare verso o fuggire da qualche cosa che irrompe nella propria vita.
L’abduzione, in termini fisiologici è il movimento di allontanamento di una parte mobile del corpo da un piano o asse o punto di riferimento.
In una concezione puramente olistica, un arto o un segmento di esso, possono rappresentare in maniera traslata, l’individuo stesso, seppure in un livello di minor integrazione.
In termini filosofici, l’abduzione sostiene il sillogismo di un ragionamento in cui la premessa maggiore è certa (in senso affermativo o negativo) e la premessa minore è probabile, per cui anche la conclusione dello stesso, risulta ipotizzabile, ma non certa. Dunque, per estensione, l’esito soltanto verosimile di un ragionamento, basato prevalentemente sulla probabilità e non su dati certi ed incontrovertibili.
Metaforicamente, tutto ciò, richiama all’incertezza di un #cambiamento esistenziale ritenuto necessario, ma allontanante dalla propria comfort zone, se non addirittura dalla propria (supposta) missione spirituale.
L’#Anima, nella concezione emozionale della malattia, ricerca il completamento della sua struttura energetica alterata, attraverso il sintomo. Esso, in questa veste, diventa necessario, ancorché fastidioso o invalidante, dovendo attirare l’attenzione del paziente, in maniera sempre più pressante, onde consentirne il risanamento.
Addentrandoci nei meandri di una diagnosi di tipo emozionale, possiamo dire che, anche la funzione di stabilizzazione del rapporto femore-osso iliaco in via traslata, può indicare, in caso di disfunzione, lo sforzo esercitato dalla Coscienza per non consentire all’Inconscio di manifestarsi.
In parole povere, la resistenza a quegli spostamenti metaforici, proponentisi nel campo affettivo o sociale, desiderati, ma non graditi al proprio ruolo autoimposto –processo di #liberazione #energetica– o all’opposto, imposti dal contesto sociale, ma non desiderati dal proprio Inconscio – processo di #addensamento #energetico-.
Detto questo, ribadendo la natura terminale fisica della sintomatologia, possiamo affermare che questa si esplicita quando l’individuo viene posto di fronte a cambiamenti riguardanti la propria esistenza, generanti incertezza e possibile angoscia reattiva. Questi, potrebbero concretizzarsi in una separazione familiare, un cambio di attività lavorativa, di habitat sociale. Ma anche nella percezione di un intrappolamento decisionale.
Nella terapia di queste particolarissime affezioni, risulta fondamentale la piena collaborazione del paziente che dovrà consentire a se stesso il pieno riconoscimento e conseguente espressione dell’emozione sostenente la patologia.
L’assunzione di antidolorifici di natura chimica, da sola, non può risolvere il problema, determinando al massimo una semplice vicariazione del sintomo che, a seguito di ciò, si trasferirà su un altro organo, obbligato a sobbarcarsi il compito di dissipare il surplus energetico accumulato dalla stagnazione emozionale e che così faticosamente, sta tentando di emergere nella coscienza ed anatomia fisica o densa.
È importante considerare l’integrazione di ogni emozione, stato di coscienza, semplice pensiero, nella struttura aurica dell’individuo ed attraverso questa, in quella anatomica e nella fisiologia densa individuale.
Attraverso questo processo, l’individuo dissipa, mediante i suoi centri energetici (#Chakra, #Corpi #Aurici e #Nadi), lo squilibrio , trasformando un’informazione di tipo eterico in un sintomo materiale.
Alla luce di ciò, moltissime terapie energetiche, possono mettere il paziente in grado di esplicitare il suo reale potenziale di autoguarigione.
Ciò che conta è che il terapeuta sia in grado di riconoscere il/i centri energetici coinvolti e soprattutto il paziente di accogliere gli stimoli facilitanti il riequilibrio energetico.
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