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Meditazione per gli sportivi, quanto è utile

Meditazione per gli sportivi, quanto è utile

a cura del dott. Enrico Cembran

Perché uno sportivo, in particolare un  climber dovrebbe imparare a visualizzare, così come dovrebbe conoscere le opportune tecniche di rilassamento.

Esiste in natura un processo definito di Competenza Neuropsichica che è una capacità dinamica della nostra mente, intesa come insieme anatomico e quindi tessuto nervoso e ghiandolare ma anche e soprattutto come struttura psichica esprimente la sua capacità funzionale di generare una prestazione che sia di ordine strettamente intellettuale o fisico o integrato.
Questa capacità in parte è manifestazione della conoscenza esperenziale ed informativa che l’individuo matura ed amplia per tutta la vita. Tuttavia è altrettanto vero che, attraverso l’utilizzo di queste capacità, l’individuo nel suo costante sviluppo, ha il potere di determinare ampie oscillazioni nell’ambito della sua capacità di espressione.
In parole povere, al momento della nascita, l’individuo si esprime col “solo” patrimonio acquisito per via genetica dai genitori ma anche e soprattutto per via epigenetica dall’ecosistema familiare e sociale, soprattutto attraverso l’Inconscio Collettivo. Da quel momento in poi, ognuno di noi intraprende un percorso di crescita che comporta un variabile aumento della propria capacità di espressione delle proprie competenze psichiche, cognitive, espressive e motorie.

Non a caso ho citato le quattro capacità in quest’ordine.

Nelle biotecnologie, è risaputo che, nell’ambito dell’utilizzo degli arti artificiali, l’impulso nervoso di natura elettrodinamica che comanda il loro movimento, si genera a livello della corteccia cerebrale dell’area neuro motoria di riferimento, alcuni millisecondi prima che cominci il movimento stesso.

IN ALTRE PAROLE, L’INTENZIONEDELMOVIMENTO ED IN GENERALE DI OGNI PRESTAZIONE, È UN’ENERGIA NECESSARIA PER GENERARE L’IDEA STESSA DEL MOVIMENTO O DELLA PRESTAZIONE.

L’intenzione a sua volta viene generata in quella porzione della nostra mente definita INCONSCIO, nella quale peraltro, si generano tutte le nostre decisioni più profonde.

Addirittura IN ESSA SI GENERA PREVENTIVAMENTE IL GIUDIZIO RIGUARDANTE LA CAPACITÀ O MENO DEL MOVIMENTO STESSO.

Seguendo questo ragionamento possiamo intuire facilmente il ruolo nefasto dei condizionamenti limitanti, negativi e distruttivi della nostra psiche nel momento in cui ci accingiamo a svolgere un compito, tanto più se nel suo svolgimento la stessa ci riporta a traumi subiti. Questi, compaiono nella nostra mente, a seguito di eventi legati all’educazione, esperienze negative, fallimenti ed incompetenze pregressi. Tali eventi possono reiterare il loro potere invalidante sulle realizzazione dell’azione richiesta per associazione emozionale.

QUESTO SIGNIFICA CHE SE NON SI RIESCE UNA PRIMA VOLTA IN QUALCOSA, SI PUÒ FALLIRE DI NUOVO IN SEGUITO, A CAUSA DEL MANCATO SUPERAMENTO DELLA BARRIERA INCONSCIA INDIPENDENTEMENTE DALLA VOLITIVITÀ ESPRESSA.

In un certo senso, la nostra Psiche cerca di fuggire dall’insuccesso per associazione di memorie dolorose, talvolta semplicemente ereditate attraverso l’Inconscio Collettivo.

Quindi volere (Volitività) non sempre è potere (Intenzione).
Dunque occorre mettere in sinergia le due energie, attraverso un processo denominato Intenzione.

Tale processo si realizza nel momento in cui DECIDIAMO DI RIUSCIRE il che non significa semplicemente provare a fare, ma acquisire ed  ESPRIMERE LA CERTEZZA DI FARE CIÒ CHE CI SIAMO PREFISSI, abbattendo ogni schema limitante e sabotante.

In tale procedimento, la Respirazione Consapevole e le Tecniche di RilassamentoMeditative ed ancor più Visualizzative, possono determinare quella desensibilizzazione ed attivazione necessarie per ottimizzare le nostre risorse.

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