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Girolamo Ceci è il nuovo Direttore Regionale del Patronato Inac

Girolamo Ceci è il nuovo Direttore Regionale del Patronato Inac

La redazione di Polis Notizie si congratula con il suo Direttore responsabile  dott. Girolamo Ceci  per la sua nuova nomina di Direttore regionale del Patronato Inac Puglia . Un direttore attento e professionale, sempre vicino alle esigente di tutti i soci del progetto Polis, a cui auguriamo buon lavoro.

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Il consiglio di amministrazione del Patronato Inac (Istituto Nazionale Assistenza Cittadini) promosso dalla CIA Agricoltori Italiani Puglia ha annunciato la nomina del dott. Girolamo Ceci a Direttore. “Con grande convinzione ed entusiasmo, mi accingo a dare il mio contributo affinché la mia esperienza nel campo previdenziale possa apportare un contributo costruttivo per la nostra organizzazione; ringrazio per la fiducia il presidente CIA  Raffele Carrabba, il direttore CIA Puglia Danilo Lolatte e tutta la giunta per la fiducia accordatami, ringrazio il direttore uscente Giuseppe Notarangelo per il lavoro svolto e per il contributo che continuerà a dare all’organizzazione nella sua nuova veste di responsabile regionale dei servizi alla persona”, dichiara Girolamo Ceci, “colgo questa occasione per comunicare alla città di Bari la nuova apertura di un centro servizi alla persona presso la cittadella del quartiere San Paolo in piazza Europa 23, dove i diritti di tutti i cittadini saranno al centro dell’attenzione della nostra organizzazione e tutti i diritti inespressi saranno controllati. Il centro mette insieme i servizi di patronato e CAF, il personale specializzato messo a disposizione potrà far ottenere diritti non richiesti dai cittadini poiché ignari. Inoltre, continua il neo direttore Ceci, attraverso la nostra associazione dei pensionati ANP si stanno organizzando delle assemblee pubbliche per far conoscere l’eterna bugia detta agli italiani, chi dice che il nostro sistema previdenziale non è sostenibile dice delle falsità, partendo dai numeri del bilancio Inps, che in modo chiaro, indicano che la spesa previdenziale italiana è di 150,9 miliardi, al netto dell’assistenza e dei 49 miliardi di IRPEF pagati dai pensionati, pertanto, la spesa delle pensioni in Italia è pari all’11% del PIL ben al disotto della media europea. I passati governi ingiustamente hanno fatto pesare sulle spalle dei cittadini sacrifici enormi, lasciando per loro solo privilegi, oggi è arrivato il tempo di più giustizia ed equità sociale, infatti, l’art. 38 della Costituzione, che sintetizza i principi fondamentali cui si sarebbe dovuta ispirare la legislazione assistenziale e previdenziale recita così: Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. Il Concetto principale espresso dell’Art. 38 è la garanzia di liberare tutti i cittadini dalla condizione di bisogno, presupposto indispensabile per un pieno e reale godimento dei diritti civili. Infatti, al primo comma viene stabilito che chiunque risulti essere inabile al lavoro o comunque sprovvisto dei mezzi necessari per vivere, abbia diritto al mantenimento e all’assistenza” Ora la domanda che dobbiamo porci è questa, continua Ceci “che pensione avremo”? Il problema esiste, infatti, è grave, per quella quota di persone che al momento non si sa se saranno maggioritarie o minoritarie, ma che, osservati nella prima fase della loro carriera lavorativa, rappresentano una quota elevata di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. I lavoratori con una carriera lavorativa svantaggiata rischierebbero di ritrovarsi con un montante accumulato particolarmente esiguo anche dopo decenni di vita attiva lavorativa. Per questi lavoratori, peraltro, la previdenza privata non può rappresentare una risposta, dato che, come evidente dai dati sulle adesioni dei più giovani ai fondi pensione, appare del tutto non plausibile destinare a dei risparmi una parte della propria limitata retribuzione per garantirsi un maggior consumo da anziano. Vi ricordo che con il nuovo sistema scompare l’integrazione al minimo della pensione, che cos’è Lintegrazione al trattamento minimo? è una prestazione che l’Inps riconosce a chi ha una pensione molto bassa, al di sotto del cosiddetto minimo vitale, pari, nel 2018, a 507,42 euro mensili. In pratica, con l’integrazione al minimo, l’importo della pensione maturata, se a calcolo puro fosse al disotto del trattamento minimo l’importo viene alzato sino ad arrivare a 507,42 euro mensili, per 13 mensilità. La scomparsa del minimo vitale è in netto contrasto con l’art.38 della costituzione dove l’Istat stessa, ente statale afferma che la soglia di povertà per una famiglia di 2 persone è di 750 euro mensili. Non a caso è aperta una forte vertenza della nostra confederazione sulle pensioni da fame per chi ha lavorato in agricoltura, le più basse d’Europa con una media largamente sotto i 500 euro al mese. A mio avviso, oltre l’impegno politico, che è insostituibile, la nostra associazione dei pensionati deve attraverso il presidente Francesco Tinelli impostare una battaglia senza confini su queste ingiustizie, dovremmo anche pensare, di iniziare ad attaccare per vie legali questo sistema ingiusto che penalizza fortemente i ceti più deboli, credo che dobbiamo arrivare a far decretare l’anti costituzionalità della norma per la parte riguardante l’integrazione al trattamento al minimo abolita. Ora abbiamo un nuovo governo, a cui faccio i miei migliori auguri di buon lavoro, su queste questioni vitali per i cittadini italiani.

Girolamo Ceci, nato a Bari nel 1967, residente a Turi, sposato e padre di due figli, ha maturato una trentennale esperienza nel settore ricoprendo, diversi ruoli all’interno della CIA Agricoltori Italiani. Ha iniziato la sua carriera nel settore come tecnico e pian piano si è distinto fino ad arrivare ad essere il direttore dell’Inac provincia di Bari, abilitato all’insegnamento nel 1993 rifiuta la cattedra per continuare in un lavoro che lo appassiona a tal punto che inizia a scrivere per una testata nazionale specializzata in previdenza e consegue nel 2010 il titolo di giornalista pubblicista, è uno dei maggiori esperti di previdenza agricola.

 

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