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Il benessere soggettivo e le condizioni di lavoro

Il benessere soggettivo e le condizioni di lavoro

a cura del dott. Angelo Leogrande

 

L’Istat calcola il BES ovvero il benessere equo sostenibile. Il BES è una misura in grado di mettere in evidenza quelle che sono le condizioni degli italiani nelle varie regioni con riferimento ad una serie di elementi che sono indicati di seguito:

  • Salute;
  • Istruzione e formazione;
  • Lavoro e conciliazione dei tempi di vita;
  • Benessere economico;
  • Relazioni sociali;
  • Politica e istituzioni;
  • Sicurezza;
  • Benessere soggettivo;
  • Paesaggio e patrimonio culturale;
  • Ambiente;
  • Innovazione, ricerca e creatività;
  • Qualità dei servizi.

Tuttavia anche se i vari elementi indicati possono essere utilizzati per procedere a realizzare una stima delle condizioni di vita degli italiani la mia attenzione viene ad essere centrata soprattutto sul benessere soggettivo considerato come una domanda di ricerca alla quale si tenta di rispondere con le altre variabili indicate. In modo particolare il benessere soggettivo è costituito dagli elementi indicati di seguito:

  • Soddisfazione per la propria vita;
  • Soddisfazione per il tempo libero;
  • Giudizio positivo sulle prospettive future;
  • Giudizio negativo sulle prospettive future.

 

In modo particolare nel testo indicato di seguito viene presa in considerazione la soddisfazione per la propria vita come una approssimazione della felicità. In effetti non è possibile stabilire una misura precisa per la felicità, in quanto essa è caratterizzata da una dimensione molto vanesia e pertanto risulta essere necessario procedere ad approssimazioni successive della felicità, delle quali certamente il benessere soggettivo è una determinante. Inoltre occorre considerare che questo tipo di dati vengono ad essere prodotti a seguito di interviste realizzate nei confronti delle persone ed in questo caso accade un paradosso ovvero la distinzione tra il benessere effettivo ed il benessere percepito dalle persone. In modo particolare il benessere effettivo risulta essere caratterizzato dal complesso delle condizioni materiali, spirituali, relazionali, finanziari, sociali che sono in grado di analizzare le condizioni strutturali della vita umana, laddove invece il benessere soggettivo è costituito dalla dimensione della percezione del benessere da parte della persona intervistata. La distinzione tra benessere soggettivo e benessere effettivo può essere molto ampia ed in modo particolare delle persone che risultano essere magari in una condizione di deprivazione materiale potrebbero anche, se intervistate, mettere in evidenza ch’esse vivono in una condizione di benessere soggettivo elevato. Tuttavia, per quante critiche si possano fare nei confronti dei processi di rilevazione del BES e della capacità di questi indici di essere in grado di dare una rappresentazione alla condizione degli italiani è pure vero che il BES è allo stato attuale quanto di più vicino ad una rilevazione complessiva della felicità della popolazione italiana.

Il modello stimato con i dati del BES è un modello di tipo OLS con riferimento all’anno 2016. In modo particolare il modello è indicato di seguito:

In modo particolare i dati analizzati vengono utilizzare per svolgere alcune analisi con riferimento alla relazione tra lavoro e benessere delle persone.

Innanzitutto occorre mettere in risalto il fatto che esiste una relazione negativa tra il valore della soddisfazione per la vita ed il numero degli occupati sovra-istruiti. La proposizione ha un livello di significatività rilevante. Tuttavia in modo particolare la proposizione mette in risalto il fatto che gli occupati sovra-istruiti possano soffrire per una forma di mancanza di riconoscimento sociale, ed anche finanziario dei titoli di studio e delle competenze acquisite. Tuttavia la questione, evidentemente, non è soltanto economica, ma riguarda anche in modo particolare la connessione tra attività svolta, istruzione e benessere soggettivo. Il benessere soggettivo pertanto tende a diminuire in presenza di lavoratori sovra-istruiti i quali possono interiorizzare delle forme di scompenso che si trasformano in una riduzione del valore della qualità della vita. Il mercato del lavoro italiano pertanto risulta essere caratterizzato dalla presenza di una serie di idiosincrasie, di asimmetrie che impediscono alle persone qualificate di svolgere il lavoro per il quale hanno studiato e questo, oltre a provocare delle perdite economiche in termini di valore aggiunto, genera anche una sofferenza, che ha sia una caratteristica soggettiva-individuale, sia una caratteristica anche sociale. Occorre pertanto introdurre degli incentivi nell’interno del mercato del lavoro che siano in grado di incrementare la capacità dei lavoratori di svolgere delle attività affini alle competenze per le quali hanno studiato. La riduzione del mismatch tra formazione e svolgimento dell’attività lavorativa oltre a rappresentare un guadagno sotto il punto di vista economico è anche un elemento in grado di aumentare la felicità delle persone.

Benessere soggettivo e occupati non regolari. La relazione tra benessere soggettivo e occupati non regolari è una relazione positiva. Le persone che sono occupate irregolari dichiarano di avere un livello di benessere soggettivo elevato. Tuttavia anche in questo caso può trattarsi di una circostanza dovuta al paradosso del povero felice, ovvero al fatto che persone che sono caratterizzate da condizioni soggettive peggiori, se intervistate, possono anche dichiarare dei livelli di soddisfazione e di benessere soggettivo molto elevati. La condizione dei lavoratori irregolari è in genere la condizione di persone che hanno dei redditi bassi e che possono per tale motivazione essere sottoposte al paradosso del povero felice. In queste circostanze sarebbe il caso di prevendere nell’interno del processo di determinazione delle condizioni della rilevazione contabile un insieme di correttivi che possano modificare il significato delle interviste in caso di condizioni di redditi pro-capite bassi per evitare il caso del paradosso del povero felice.

Relazione tra BES ed il reddito medio pro capite disponibile. La relazione tra il benessere soggettivo ed il reddito medio pro capite disponibile è una relazione positiva e significativa. La crescita del reddito medio pro capite disponibile è pertanto legato ad una crescita del benessere soggettivo. Tuttavia in modo particolare anche se la regola “much make more” sembra funzionare per il reddito è pure vero che sembrano esistere alcuni limiti superiori. In modo particolare sembra che oltre una certa soglia l’ulteriore crescita del reddito manchi di trasformarsi in una crescita del benessere soggettivo. Questa mancanza di relazione positiva oltre un certo reddito è stata certificata e stimata e purtuttavia, sotto un punto di vista geografico può essere sottoposta a delle modificazione, nel senso che, in certi casi è il reddito a parità di acquisto che deve essere considerato rispetto al reddito assoluto. Tuttavia certamente il benessere economico è una componente positiva del benessere soggettivo e questo lascia intendere che una qualche relazione tra PIL e BES sia in realtà esistente nei dati e che dovrebbe in realtà essere analizzata con maggiore attenzione per evitare delle contrapposizioni di carattere ideologico e metodologico che potrebbero solo allontanare dalla verità. In effetti possiamo dire che tra PIL e BES esiste una relazione positiva anche se questa relazione positiva termina ad un certo punto ovvero per i redditi medio alti. Tuttavia per la maggior parte della popolazione italiana un incremento marginale di reddito di fatto SI TRASFORMA in una crescita del benessere soggettivo percepito.

Benessere soggettivo e diseguaglianza. Esiste una relazione negativa tra benessere soggettivo e diseguaglianza. La relazione è abbastanza significativa sotto il punto di vista statistico. In modo particolare si viene a creare una condizione nella quale non è possibile procedere ad una crescita del benessere soggettivo in relazione ad una crescita della diseguaglianza. Anzi la crescita della diseguaglianza è associata ad una riduzione del benessere soggettivo. La questione allora diventa rilevante per tutta quella serie di studi che tende ad ipotizzare l’esistenza dell’homo oeconomicus ovvero di questa particolare tipologia antropologica caratterizzata dalla mancanza totale di qualsivoglia interesse nei confronti degli altri, della comunità ed invece interessato soltanto a se stesso. Ebbene i dati del BES mettono in evidenza, che almeno con riferimento al territorio italiano, e con riferimento anche alla dimensione del periodo considerato, ovvero il 2016, la maggioranza della popolazione italiana si è dichiarata sensibile alla diseguaglianza. I dati pertanto mettono in evidenza il fatto che non sia possibile diventare soddisfatti della propria vita, una soddisfazione che approssima ed in un qualche modo anticipa la felicità, in presenza della diseguaglianza. Anzi in modo particolare, la diseguaglianza riduce il benessere soggettivo, ovvero rende gli italiani meno felici. Occorre pertanto, soprattutto nell’ottica di evitare la manifestazione dei fenomeni legati all’odio sociale, all’invidia sociale, alla rabbia sociale, che possono sfociare anche in movimenti politici caratterizzati da una dimensione populista. I dati pertanto suggeriscono che se davvero si vuole migliorare il benessere soggettivo delle persone occorre anche agire per il tramite della diseguaglianza, nella riduzione delle disparità sociali, nella crescita dell’eguaglianza. Vivere una società ispirata alla giustizia sociale ha un impatto positivo sulla capacità della popolazione di vivere una crescita del benessere soggettivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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