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I misteri dell'archeologiaShareCastellaneta – Si è conclusa, tra gli applausi del salone parrocchiale della chiesa Cuore Immacolato di Maria di Castellaneta, la prima serata della tredicesima edizione del Superminifestival, manifestazione canora organizzata dal gruppo Anspi. Dinnanzi ad una sala gremita di spettatori, tutti i bambini in gara hanno […]
PugliaCastellaneta – Si è conclusa, tra gli applausi del salone parrocchiale della chiesa Cuore Immacolato di Maria di Castellaneta, la prima serata della tredicesima edizione del Superminifestival, manifestazione canora organizzata dal gruppo Anspi.
Dinnanzi ad una sala gremita di spettatori, tutti i bambini in gara hanno guadagnato l’accesso alla finalissima di sabato 7 gennaio; con loro ci saranno anche i giovani adulti Angela Ricciardi con “Adagio”, Davide Matera con la canzone “Lei però” ed il duo Angelo Abbracciavento e Francesco Giandomenico con “Il Gatto e la volpe”; applausi a scena aperta, ma comunque eliminati, i due veterani del festival Nicla Nardone con “Via dei ciclamini” e Franco Pugliese con “Parlami d’amore”.
Durante la seconda serata di giovedi 5 gennaio, invece, calcheranno il palco altri bambini (anche loro approderanno di diritto alla finalissima del 7 gennaio) ed altri giovani-adulti, con due eliminazioni dirette: a decretarle sarà la giuria classica (fissa per le tre serate) composta da Domenico Petrella (presidente), Lucia Giandomenico, Simonetta Tucci, Rosa Donvito e Paola Mele.
Inoltre, novità di questa edizione, è già a lavoro la Giuria Unicef presieduta da Anna Maria Petrera che, con la classica Pigotta, alla fine delSuperminifestival, premierà il bambino più piccolo, quello più grande e quello che avrà meglio interpretato la canzone che porterà in gara.
Appuntamento a giovedi 5 gennaio, a partire dalle ore 19:00, nel salone parrocchiale della chiesa Cuore Immacolato di Maria, per la seconda serata della manifestazione con le conduttrici Giusy Drago e Carmela Laiola che affiancheranno Pietro Giandomenico, ideatore e direttore artistico del programma.
Inoltre, come graditissima ospite, ci sarà la Schola Cantorum della parrocchia, magistralmente diretta dal prof. Enzo Di Fonzo; confermata anche la partecipazione della Scuola di Ballo Obsession del maestro Paolo Rotolo che, quest’anno, unitamente ad Arianna Tagliente, si è occupato delle coreografie dello spettacolo.
La scenografia è stata curata da Pasquale Benedetto, mentre l’aspetto musicale e tecnico ha visto l’impegno di Leonardo Scarpetta e Rocco Giandomenico.
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GiganteComunicazione
ShareRedazione Valenzano – Giuseppe Traversa Chi è’ Elena? Elena Raho è nata a Copertino il 15 novembre del 1988, è una laureanda in diagnostica dei beni culturali, laurea magistrale meglio conosciuta come scienze e tecnologie per i beni culturali Si occupa di restauro di opere […]
LibriRedazione Valenzano – Giuseppe Traversa
Chi è’ Elena? Elena Raho è nata a Copertino il 15 novembre del 1988, è una laureanda in diagnostica dei beni culturali, laurea magistrale meglio conosciuta come scienze e tecnologie per i beni culturali
Si occupa di restauro di opere lignee e da quando era bambina ha sempre mostrato una grande passione nei confronti della letteratura italiana. A partire dal 2009 ha iniziato a scrivere liriche per se stessa
E solo il 9 settembre del 2016 ha pubblicato il suo primo libro intro_prospettiva (guardarsi dentro).
Il tuo primo libro Intro_Prostettiva….. Cosa spinge una giovane donna ancora oggi nel XXI secolo a scrivere poesia? Cos’ è per te la poesia ? Ci spieghi il titolo?
Io credo che la poesia non sia mai ‘’morta’’ non abbia un ‘’tempo’’ ma è sempre stata dentro noi, da sempre. A maggior ragione oggi la poesia serve per tirare fuori tanta amarezza, tutte le delusioni che quotidianamente una persona che ha ‘’ancora’’ dei valori, in una società in cui di valori scarseggia, la poesia sembra uno dei pochi mezzi in questo periodo per esprimersi per raggiungere la ‘’pace’’ interiore.
La poesia per me è proprio questo: evasione.
Evado da un mondo che sento che non mi appartiene e ‘’uso’’ la poesia per mettermi in gioco, in discussione, per guardarmi dentro.
Il titolo non a caso è intro_prospettiva. Intro= dentro prospettiva=guardare.
E non a caso in copertina ho inserito un occhio astratto mischiato tra i colori, gli stessi colori dovrebbero rappresentare la quotidianità che nonostante tutto non dovremmo smettere di vedere ‘’colorata’’ Piena di vita.
Nella quarta di copertina leggiamo…” Quando mi sono guardata dentro per la prima volta ho avuto paura ….” È’ importante guardarsi dentro ? Perché questa paura ? Il tuo viaggio nell’anima non è’ solo nella tua anima,chi hai incontrato in questo viaggio…..?
Quando mi sono guardata dentro per la prima volta ho avuto molta paura si, mi spaventai.Perché spesso noi non ci rendiamo conto di come siamo Creiamo immagini di noi stessi delle maschere guardarsi dentro serve a buttar via le maschere e a guardarci con autenticità per ciò che davvero siamo.Io comunque sono ancora in ‘’salita’’ non mi sento ancora completa e spesso torno a guardarmi dentro e a mettermi in discussione.Ma questo comporta anche dolore, sacrificio è dura guardarsi dentro a volte non si sa nemmeno da dove partire, allora come dico sempre io ‘’parti da te stesso’’.Le soluzioni sono sempre dentro di noi Bisogna solo imparare ad ‘’ascoltarsi”conta ….. “Conta fino a dieci conta…È’ questa la formula della felicità non contare ma fare ciò che Conta.” Cosa conta per Elena Rahao ? Cos’ è la Felicità ?
Questo libro tutto nuovo ha avuto anche un modo nuovo per la stampa e quindi per la distribuzione raccontaci qualcosa anche di questo….. ?
Continuerai a scrivere ? I tuoi progetti …….
Per quanto riguarda i miei progetti futuri io scrivo quotidianamente qualcosa non so se si ripresentera’ l’opportunità di pubblicare nuovamente.
Per ora cerco di guardarmi dentro e di buttar giù su un foglio cio che sento non mi appartenga più e’ come se buttando sul foglio me stessa me ne liberassi di quel lato di me che ormai non mi appartiene ‘’vomito’’ sempre un po’ di me stessa nei miei scritti mi ribalto mi metto in discussione rinasco da me stessa e sono in continua evoluzione.
Nero su Bianco
Sharedi Daniela Rubino “Ragù di polpo alla pugliese” è la prima ricetta inserita in una RUBRICA DI RICETTE TRADIZIONALI TARANTINE che fornisce una ricetta ogni martedì, creata da un gruppo Facebook di Taranto Foto Taranto com’era. Il gruppo conta parecchi membri legati alle proprie tradizioni […]
Turismodi Daniela Rubino
“Ragù di polpo alla pugliese” è la prima ricetta inserita in una RUBRICA DI RICETTE TRADIZIONALI TARANTINE che fornisce una ricetta ogni martedì, creata da un gruppo Facebook di Taranto Foto Taranto com’era.
Il gruppo conta parecchi membri legati alle proprie tradizioni pugliesi e tarantine. Alcuni di loro si sono trasferiti in altre città o all’estero. Troviamo gente di spettacolo e del mondo della cultura, i cosiddetti “Delfini Erranti”, ed altri ancora, che hanno trovato interessanti gli argomenti trattati: cultura, spettacolo, turismo, storia e da martedì questa nuova rubrica di cucina.
Le ricette sono fornite dai membri stessi e sono state sperimentate nel corso dei decenni, poiché sono tramandate. Gli ingredienti sono biologici, pugliesi e di origine controllata, come l’olio extravergine di oliva che abbonda nelle nostre tavole, il vino bianco delle cantine di Lizzano o Manduria, la salsa di pomodoro fatta in casa, le spezie che sono coltivate nei nostri giardini.
Oggi proponiamo un piatto caratteristico di mare: “Ragù di polpo alla pugliese”
Ingredienti per 4 persone e preparazione:
1 kg di polpo fresco
400 g di scialatelli o linguine al bronzo
1 lt di salsa di pomodoro
1 spicchio di aglio
½ bicchiere di vino bianco secco
Olio extravergine di oliva
Peperoncino o pepe
1 foglia di alloro
Prezzemolo
Sale
Lavare per bene il polpo sotto acqua corrente e lasciarlo sgocciolare. Ovviamente fatevi pulire per bene il polpo dal vostro pescivendolo di fiducia, altrimenti vi toccherà togliere a casa occhi, becco e residuo presente nella sacca. Degli otto tentacoli, 3 vanno tagliati a tocchetti. In una pentola capiente preparate un fondo con olio, aglio schiacciato ed un trito fine di cipolla e se gradite anche con un pezzettino di peperoncino. Una volta che il fondo si è ben dorato, aggiungere il polpo a tocchetti e lasciar rosolare brevemente poi aggiungere i tentacoli interi e sfumare il tutto con il vino bianco. Togliere l’aglio, aggiungere la foglia di alloro e versare la salsa di pomodoro. Lasciar cuocere per circa 25-30 minuti a fuoco basso. Correggere di sapidità se necessario, io di solito usando una salsa di produzione domestica già condita difficilmente aggiungo altro sale. Di solito questo tempo è sufficiente per avere un sugo abbastanza denso ed il polpo cotto al punto giusto. Io solitamente preparo il sugo la sera precedente, questo permette al polpo di intenerirsi ancor di più ed al sugo di arricchirsi di sapore. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata e scolarla al dente. Mantecare la pasta con il sugo e completare con l’aggiunta di prezzemolo tritato fresco.
Una ricetta semplice da preparare e soprattutto economica!
ShareIn scena al teatro Nero di Modena il 14 gennaio 2017 , “L’Amante ” di Marco Paoli in scena con Rita Azzone. Da non perdere!
TeatroIn scena al teatro Nero di Modena il 14 gennaio 2017 , “L’Amante ” di Marco Paoli in scena con Rita Azzone. Da non perdere!
Sharedi Maria Cristina Durante Chi erano le streghe?In un famoso quadro di Francisco Goya intitolato Linda maestra, ci troviamo davanti allo stereotipo della strega: due figure femminili, una giovane ed una anziana, entrambe nude, volano a cavallo di una scopa, verso il sabba o di […]
Culturadi Maria Cristina Durante
Chi erano le streghe?In un famoso quadro di Francisco Goya intitolato Linda maestra, ci troviamo davanti allo stereotipo della strega: due figure femminili, una giovane ed una anziana, entrambe nude, volano a cavallo di una scopa, verso il sabba o di ritorno da esso.
Una pregnante descrizione della strega lo troviamo anche in Storia notturna dello storico torinese Carlo Ginzburg. Streghe e stregoni si radunavano di notte, generalmente in luoghi solitari, nei campi e sui monti. Talvolta arrivavano volando, dopo essersi spalmati il corpo di unguenti, a cavallo di bastoni o di manici di scopa; talvolta invece in groppa ad animali, o trasformati in animali essi stessi. Coloro che venivano ai raduni per la prima volta dovevano rinunciare alla fede cristiana, profanare i sacramenti e prestare omaggio al diavolo, presente in forma umana oppure (più spesso) in forma animale o semi-animale. Seguivano banchetti, danza, orge sessuali. Prima di tornare alle proprie case streghe e stregoni ricevevano unguenti malefici, confezionati con grasso di bambino e altri ingredienti.
Lo stereotipo della strega secondo l’antropologo britannico Norman Cohn era generalmente una donna, ma talvolta un uomo o perfino un bambino legato al demonio da un patto o un contratto in qualità di suo servitore o di suo assistente. Cohn aggiunge un dettaglio non secondario all’immagine della strega: solo i cristiani potevano aderire alla setta stregonesca! Così scrive: (…) Le streghe rappresentavano un capovolgimento, sotto ogni aspetto, della cristianità, un’ inversione che poteva essere realizzata soltanto da ex-cristiani. Ecco perché, ripercorrendo la storia, i non -cristiani, quali gli ebrei e gli zingari, sebbene accusati, incolpati di maleficium, non furono mai accusati di essere streghe o stregoni nel senso pieno del termine.
Ma come nasce l’idea di strega, osserviamo le ragioni profonde ed i tempi, partendo dall’ epoca romana e medievale. Già in epoca romana si favoleggiava sulla strix, creatura volante notturna che si cibava di carni( soprattutto umane). Orazio, negli Epòdi, parlava della strige e di alcune proprietà magiche: le sue piume erano utilizzate per pozioni amorose per chi non corrispondeva l’amore di un uomo o di una donna. Seneca, asseriva che nel Tartaro, “risuonava il triste presagio dell’infausta strige”. Ovidio descriveva le strigi come esseri con grande capo, occhi sporgenti, becchi adunchi, penne grigie, artigli uncinati, che volavano di notte, attaccando i bambini privi di protezione, distruggendo i corpicini rapiti dalle loro culle; laceravano le viscere dei lattanti con i loro becchi e si riempivano la gola del sangue bevuto. Il poeta non sa se erano nate uccelli o erano donne anziane trasformate in volatili sozzi tramite magia nera. Esisteva anche una credenza popolare riguardante “donne volanti”. Per quanto riguarda la magia, essa era ampiamente praticata nelle strutture statali, la sua pratica era premiata o punita a seconda che fosse a fin di bene o a fin di male. Ciò non toglieva che la società romana, fin dai tempi delle Dodici Tavole, fosse profondamente anti -magica. La magia infatti veniva “sentita”, avvertita come qualcosa di straniero. I maghi erano “barbari”, caldei, etc. Comunque, erano sempre “altri” individui, non cittadini di Roma. Questo atteggiamento venne poi a consolidarsi mediante la nascente religione cristiana e poi cattolica che, in quanto religione universale, non poteva ammettere culti diversi. Cardini cita due esempi dal Nuovo Testamento, entrambi nelle lettere di Paolo. Nella I Lettera ai Corinzi e nella Lettera ai Romani, Paolo demolisce la ragione prima della pratica magica, che è sempre una qualche forma di invidia nei confronti di qualcosa o di qualcuno. Esalta, in sua vece, l’agape, l’amore fraterno, da praticare anche e soprattutto nei confronti dei propri nemici.
La leggenda della strige sopravvisse nel Medioevo , come viene riportato nella Etimologia di Isidoro da Siviglia.
Inoltre , una legge francese attribuita ad un antenato o probabilmente allo stesso re Clodoveo I ( secondo sovrano della dinastia dei Merovingi del regno dei Franchi Sali) 511 d.c., prescriveva che se una strige fosse stata colta sul fatto, cioè a divorare un essere umano ,sarebbe stata condannata a pagare 8.000 denari ed ad essere rinchiusa in una gabbia.
Carlo Magno, re cristiano, “condannò a morte” , nei suoi capitolari, i Sassoni che avevano bruciato, per decenni, alcune donne accusate di essere diventate strigi, questo perchè il re non credeva agli spiriti malefici. ( continua)
ShareSi è svolto il 10 dicembre scorso il corso di guida sicura presso l’autoddromno Vallelunga di Roma. L’organizzatore di questo evento è stata la scuola guida Redavid in collaborazione con ACI. Vi hanno partecipato neo patentati di vari paesi tra cui alcuni turesi che in […]
EventiSi è svolto il 10 dicembre scorso il corso di guida sicura presso l’autoddromno Vallelunga di Roma. L’organizzatore di questo evento è
stata la scuola guida Redavid in collaborazione con ACI. Vi hanno partecipato neo patentati di vari paesi tra cui alcuni turesi che in
sede hanno conseguito il primo livello della certificazione “Guida sicura”.
Un’iniziativa utile per i ragazzi finalizzata alla sensibilizzazione di guida.
ShareMaria Pia Iurlaro Avvocato penalista e Presidente di Nuova Democrazia Cristiana Europea In merito al Referendum Costituzionale del 4 dicembre abbiamo intervistato il prof.avv. Filiberto Palumbo , avvocato penalista e presidente di Nuova Democrazia Cristiana Europea. Ndce e il referendum , qual è la posizione […]
PoliticaMaria Pia Iurlaro
Avvocato penalista e Presidente di Nuova Democrazia Cristiana Europea
In merito al Referendum Costituzionale del 4 dicembre abbiamo intervistato il prof.avv. Filiberto Palumbo , avvocato penalista e
presidente di Nuova Democrazia Cristiana Europea.
Ndce e il referendum , qual è la posizione di questa nuova realtà politica?
La nuova formazione politica da me rappresentata non prende posizione in ordine al referendum confermativo del 4 dicembre.
Abbiamo democraticamente preferito contribuire all’informazione dei cittadini, lasciando loro la piena libertà di esprimere nelle urne
una scelta consapevole.
Quali possibili soluzioni sono prevedibili?
Se vincerà il “si” forse avremo un parlamento più veloce nel legiferare, ma anche più esposto al rischio di sbagliare. Il senato esprime un
notevole contributo di garanzia nella formazione della legge. Se vince il “no”, avremo comunque discusso costruttivamente di temi di
assoluta importanza; avremo anche messo a nudo i limiti che la nostra Costituzione oggi incontra per via dei notevoli cambiamenti
sociali che hanno interessato la nazione; avremo anche raggiunto il non trascurabile obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su
temi che impongono opportune riessioni. In tal caso, la nostra Costituzione, come pensata nel 48, continuerà a essere la nostra guida,
utilizzando la quale, l’Italia ha raggiunto notevoli obiettivi in Europa e nel mondo, assicurando il rispetto delle libertà e la tutela delle
garanzie.
Lei, da avvocato penalista, cosa pensa della materia sottoposta al referendum?
Penso che la Costituzione non debba costituire un “patto” immodicabile. Lo stesso art.138 prevede le modalità di revisione
costituzionale. Per come è fatta, quella norma prevede che, per modicare la Costituzione, bisogna poter contare sul voto di una
maggioranza qualicata; altrimenti l’ultima parola spetta al popolo, che si esprime appunto attraverso il referendum c.d. confermativo.
Si, ogni riforma costituzionale deve essere il più possibile condivisa, proprio perché la Costituzione deve poter continuare ad essere la
guida per tutti i cittadini; e ciò indipendentemente dalla loro condizione sociale e delle loro convinzioni politiche. Penso che anche
alcune modiche, per quanto non siano espressione di una maggioranza politica, qualicata nei termini numerici voluti dall’art.138,
siano opportune e del tutto legittime. La riforma del titolo V della Costituzione , ad esempio, mi sembra auspicabile. La previsione di
competenze concorrenti tra Stato e Regioni ha sempre creato problemi. L’ eliminazione della possibilità di legiferare nella stessa
materia mi sembra coerente con il sistema: sarebbe più corretto distinguere tra competenze esclusive dello Stato e competenze
esclusive delle regioni.
Altrettanto non posso dire con riferimento alla trasformazione del Senato. Non risolve, infatti, il problema della velocizzazione del
sistema legislativo; non elimina i costi dell’istituzione; li limita, ma solo in minima parte. A questo insignicante vantaggio, si
contrappone il danno, costituito dall’allontanamento ulteriore del cittadino dalle istituzioni; ciò dal momento che esso viene privato
della sua originaria prerogativa di concorrere all’elezione dei senatori, laddove, secondo la vigente Costituzione, i membri del
Parlamento devono essere eletti dal Popolo e non dai consigli regionali.
E da politico cosa pensa?
Da avvocato, occasionalmente prestato alla politica, penso che la pluralità dei quesiti, contenuti in una stessa domanda, nisca per
limitare la libertà di voto . Che possibilità mi è data di votare se sono favorevole alla modica del titolo V e contrario alla
trasformazione del Senato?
Nessuna. Ed allora ragionevolezza mi impone di optare per la soluzione del “no”, nella convinzione che ci sarà tempo per modicare il
titolo V.