di Enrico Cembran
Proprietà letteraria riservat
E’ 𝙥𝙤𝙨𝙨𝙞𝙗𝙞𝙡𝙚 𝙘𝙤𝙣𝙙𝙞𝙫𝙞𝙙𝙚𝙧𝙚 𝙨𝙤𝙡𝙤 𝙡’𝙞𝙣𝙩𝙚𝙧𝙤 𝙥𝙤𝙨𝙩 𝙤𝙧𝙞𝙜𝙞𝙣𝙖𝙡𝙚, 𝙘𝙞𝙩𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙡𝙖 𝙥𝙖𝙜𝙞𝙣𝙖 𝙙’𝙤𝙧𝙞𝙜𝙞𝙣𝙚.
È un fastidioso, talvolta invalidante sintomo, in pratica, la percezione del tutto soggettiva di un rumore nel proprio orecchio, talvolta in tutti e due, talvolta ancora più a monte, venendo percepito addirittura nel centro del cranio.
Tralasciando tutte le possibili cause di tipo organico che, dalla Medicina delle Emozioni sono più che ammesse e riconosciute, ma considerate 𝓮𝓿𝓮𝓷𝓲𝓮𝓷𝔃𝓮 𝓼𝓲𝓷𝓬𝓻𝓸𝓷𝓲𝓬𝓱𝓮 , ossia sostenute da una collaborazione effettiva dell’Inconscio individuale, l’Acufene, in ambito emozionale ha un preciso significato.
Questo è sostenuto dalla metafora riguardante la funzione fisiologica da esso alterata, in questo caso, la comunicazione, o meglio la sua componente passiva, l’#ascolto.
Se così non fosse, sarebbe possibile rilevare una qualsiasi forma costante e ricorrente di danno anatomico nella stragrande maggioranza dei percettori di acufene o, all’opposto, non rilevare nessun acufene in chi non è portatore di determinati danni anatomici degli organi implicati nell’udito.
𝙄𝙣 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙖 𝙫𝙚𝙨𝙩𝙚, 𝙙𝙪𝙣𝙦𝙪𝙚, 𝙡’𝘼𝙘𝙪𝙛𝙚𝙣𝙚 𝙙𝙞𝙫𝙚𝙣𝙩𝙖 𝙪𝙣’𝙖𝙡𝙩𝙚𝙧𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙚𝙣𝙚𝙧𝙜𝙞𝙖 𝙘𝙤𝙢𝙪𝙣𝙞𝙘𝙖𝙩𝙞𝙫𝙖 (𝙥𝙧𝙚𝙫𝙖𝙡𝙚𝙣𝙩𝙚𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙨𝙤𝙨𝙩𝙚𝙣𝙪𝙩𝙖 𝙙𝙖 𝙌𝙪𝙞𝙣𝙩𝙤 𝘾𝙝𝙖𝙠𝙧𝙖 𝙚 𝘾𝙤𝙧𝙥𝙤 𝙖𝙪𝙧𝙞𝙘𝙤 𝙀𝙩𝙚𝙧𝙞𝙘𝙤 𝙈𝙖𝙩𝙧𝙞𝙘𝙚), 𝙧𝙞𝙜𝙪𝙖𝙧𝙙𝙖𝙣𝙩𝙚 𝙡𝙖 𝙨𝙪𝙖 𝙘𝙤𝙢𝙥𝙤𝙣𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙥𝙖𝙨𝙨𝙞𝙫𝙖, 𝙞𝙡 𝙘𝙤𝙨𝙞𝙙𝙙𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙘𝙖𝙣𝙖𝙡𝙚 𝙧𝙞𝙘𝙚𝙫𝙚𝙣𝙩𝙚.
Potremmo quindi dire che l’#Acufene svolge una funzione di avvertimento, un escamotage del Sé Superiore, attraverso la collaborazione del Subconscio, struttura pienamente interagente a sua volta con gli organi e funzioni della PNEI (𝓟𝓼𝓲𝓬𝓸𝓝𝓮𝓾𝓻𝓸𝓔𝓷𝓭𝓸𝓬𝓻𝓲𝓷𝓸𝓘𝓶𝓶𝓾𝓷𝓸𝓵𝓸𝓰𝓲𝓪), per bypassare il filtro imposto dalla Coscienza ed ancor più dall’Ego o Preconscio, nell’elaborazione di un’emozione ritenuta non opportuna o addirittura pericolosa per la stabilità del “sistema”.
In questo processo, lo Spirito utilizza un linguaggio metaforico, poetico, talvolta romantico ed altre irriverente, per attrarre l’attenzione del paziente e sollecitare la fantasia diagnostica del terapeuta.
Questo linguaggio, prima di trasformarsi in sintomo, cerca di indirizzare l’Individuo verso quei comportamenti ritenuti idonei al suo benessere spirituale, in sostanza al soddisfacimento di quelle che sono 𝙡𝙚 𝙞𝙨𝙩𝙖𝙣𝙯𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙨𝙪𝙤 𝙞𝙤 𝙥𝙞𝙪̀ 𝙥𝙧𝙤𝙛𝙤𝙣𝙙𝙤, quello che vorrebbe realizzare la sua missione di tipo spirituale, esprimente il suo Karma preordinato.
La Coscienza ed ancor più l’Ego, tuttavia non gradiscono destabilizzazioni e cambiamenti, in quanto abituati a giudicare e a non ammettere ciò che contraddice quello che già ritengono di sapere.
Attraverso le due barriere immateriali poste fra SuperConscio e Preconscio (𝓐𝓾𝓽𝓸𝓻𝓲𝓯𝓮𝓻𝓲𝓶𝓮𝓷𝓽𝓸 𝓒𝓸𝓰𝓷𝓲𝓽𝓲𝓿𝓸) e fra SubConsio
e PreConscio (𝓢𝓾𝓹𝓮𝓻 𝓲𝓸),
esercitano una costante opera di filtro assoluto, nei confronti di questi messaggi, ritenuti destabilizzanti e pericolosi.
In questo modo, tanto l’Ego che la Coscienza, ritenendo di conoscere cosa sia necessario e cosa no per l’individuo cercano di reprimere ripetitivamente i messaggi provenienti dalla sua parte più genuina.
Ciò comporta naturalmente, una modifica energetica importante nel proprio Karma, struttura parimenti energetica, ancorché di tipo sottile o contro intuitivo.
Tale modifica comporta rinunce a porzioni fondamentali della propria personalità e quindi della propria energia creativa e vitalità.
𝙇𝙖 𝙨𝙥𝙚𝙘𝙞𝙛𝙞𝙘𝙞𝙩𝙖̀ 𝙚𝙙 𝙞𝙣𝙫𝙞𝙙𝙪𝙖𝙡𝙞𝙩𝙖̀ 𝙙𝙞 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙨𝙞𝙣𝙩𝙤𝙢𝙤, 𝙧𝙚𝙣𝙙𝙚𝙣𝙙𝙤𝙡𝙤 𝙥𝙚𝙧𝙘𝙚𝙥𝙞𝙗𝙞𝙡𝙚 𝙨𝙤𝙡𝙩𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙖 𝙘𝙝𝙞 𝙣𝙚 𝙨𝙤𝙛𝙛𝙧𝙚, 𝙡𝙤 𝙘𝙤𝙡𝙡𝙚𝙜𝙖𝙣𝙤 𝙖𝙡𝙡𝙤 𝙨𝙛𝙤𝙧𝙯𝙤 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙥𝙚𝙧 𝙣𝙤𝙣 𝙥𝙧𝙚𝙣𝙙𝙚𝙧𝙚 𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙚𝙨𝙞𝙜𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙚𝙢𝙤𝙯𝙞𝙤𝙣𝙖𝙡𝙚 𝙞𝙜𝙣𝙤𝙧𝙖𝙩𝙖.
Ecco che allora, il Sé Superiore, attraverso l’intervento del Subconscio, e quindi della PNEI, esprime i suoi segnali metaforici di allarme dei quali, ogni più 𝓫𝓪𝓷𝓪𝓵𝓮 caratteristica acquisisce importanza in senso diagnostico e quindi, terapeutico.
𝙉𝙚𝙡𝙡’𝙤𝙨𝙨𝙚𝙧𝙫𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙨𝙞𝙣𝙩𝙤𝙢𝙤, 𝙤𝙘𝙘𝙤𝙧𝙧𝙚 𝙧𝙖𝙜𝙞𝙤𝙣𝙖𝙧𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙪𝙣𝙖 𝙡𝙤𝙜𝙞𝙘𝙖 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙩𝙧𝙚𝙩𝙩𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙤𝙧𝙩𝙤𝙙𝙤𝙨𝙨𝙖 𝙥𝙚𝙧𝙘𝙝𝙚́, 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙜𝙞𝙖̀ 𝙙𝙚𝙩𝙩𝙤, 𝙞𝙡 𝙡𝙞𝙣𝙜𝙪𝙖𝙜𝙜𝙞𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙄𝙣𝙘𝙤𝙣𝙨𝙘𝙞𝙤 𝙚̀ 𝙚𝙨𝙩𝙧𝙚𝙢𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙤𝙧𝙞𝙜𝙞𝙣𝙖𝙡𝙚 𝙚 𝙘𝙧𝙚𝙖𝙩𝙞𝙫𝙤.
In quest’ottica, potrebbe essere possibile collegare l’insorgenza del sintomo con avvenimenti considerati semplici “coincidenze”: ferite morali, traumi fisici o psichici, rinunce… in sostanza, tutte quelle vicende interpostesi fra se stessi e la propria realizzazione spirituale, espressione della missione terrena, predisposta dal proprio essere sovrasensibile.
𝓔𝓬𝓬𝓸 𝓺𝓾𝓲𝓷𝓭𝓲 𝓬𝓱𝓮 𝓲𝓷 𝓺𝓾𝓮𝓼𝓽𝓪 𝓿𝓮𝓼𝓽𝓮, 𝓵’𝓐𝓬𝓾𝓯𝓮𝓷𝓮, 𝓪𝓬𝓺𝓾𝓲𝓼𝓲𝓼𝓬𝓮 𝓾𝓷 𝓬𝓪𝓻𝓪𝓽𝓽𝓮𝓻𝓮 𝓭𝓮𝓵 𝓽𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓹𝓻𝓸𝓹𝓲𝔃𝓲𝓸, 𝓲𝓷𝓭𝓲𝓬𝓪𝓷𝓭𝓸, 𝓪𝓭 𝓾𝓷 𝓸𝓬𝓬𝓱𝓲𝓸 𝓪𝓽𝓽𝓮𝓷𝓽𝓸, 𝓵𝓪 𝓹𝓸𝓻𝔃𝓲𝓸𝓷𝓮 𝓭𝓮𝓵 𝓹𝓻𝓸𝓹𝓻𝓲𝓸 𝓬𝓪𝓶𝓹𝓸 𝓮𝓷𝓮𝓻𝓰𝓮𝓽𝓲𝓬𝓸 𝓲𝓷 𝓬𝓾𝓲 𝓻𝓲𝓶𝓮𝓽𝓽𝓮𝓻𝓮 𝓸𝓻𝓭𝓲𝓷𝓮.
Ed ecco perché le terapie allopatiche, nella maggior parte dei casi, falliscono nel loro scopo, vicariando, come ad esempio nel caso del Cortisone, il sintomo su un altro organo e quindi funzione.
𝙈𝙖 𝙚𝙘𝙘𝙤 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙥𝙚𝙧𝙘𝙝𝙚́, 𝙞𝙣 𝙪𝙣𝙖 𝙨𝙞𝙜𝙣𝙞𝙛𝙞𝙘𝙖𝙩𝙞𝙫𝙖 𝙦𝙪𝙖𝙣𝙩𝙞𝙩𝙖̀ 𝙙𝙞 𝙘𝙖𝙨𝙞, 𝙡𝙚 𝙩𝙚𝙧𝙖𝙥𝙞𝙚 𝙚𝙣𝙚𝙧𝙜𝙚𝙩𝙞𝙘𝙝𝙚, 𝙣𝙖𝙩𝙪𝙧𝙖𝙡𝙞 𝙚𝙙 𝙤𝙢𝙚𝙤𝙥𝙖𝙩𝙞𝙘𝙝𝙚, 𝙘𝙤𝙣𝙨𝙚𝙣𝙩𝙤𝙣𝙤, 𝙖𝙩𝙩𝙧𝙖𝙫𝙚𝙧𝙨𝙤 𝙪𝙣𝙖 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙖 𝙙𝙞 𝙘𝙤𝙨𝙘𝙞𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙛𝙤𝙧𝙩𝙚 𝙚𝙙 𝙪𝙣𝙞𝙫𝙤𝙘𝙖, 𝙙𝙖 𝙥𝙖𝙧𝙩𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙥𝙖𝙯𝙞𝙚𝙣𝙩𝙚, 𝙡’𝙞𝙣𝙩𝙚𝙧𝙫𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙛𝙤𝙧𝙯𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝘼𝙪𝙩𝙤𝙜𝙪𝙖𝙧𝙞𝙜𝙞𝙤𝙣𝙚.
𝙁𝙧𝙖 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙚 𝙧𝙞𝙨𝙤𝙧𝙨𝙚 𝙩𝙚𝙧𝙖𝙥𝙚𝙪𝙩𝙞𝙘𝙝𝙚, 𝙘𝙞𝙩𝙤
𝙡’𝙄𝙥𝙣𝙤𝙨𝙞,
𝙡𝙖 𝙑𝙞𝙨𝙪𝙖𝙡𝙞𝙯𝙯𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙏𝙚𝙧𝙖𝙥𝙚𝙪𝙩𝙞𝙘𝙖,
𝙞𝙡 𝙍𝙚𝙞𝙠𝙞,
𝙡’𝘼𝙜𝙤𝙥𝙪𝙣𝙩𝙪𝙧𝙖
𝙚 𝙡𝙤 𝙎𝙝𝙞𝙝𝙖𝙩𝙨𝙪.
𝘿𝙖 𝙪𝙡𝙩𝙞𝙢𝙤, 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙢𝙥𝙧𝙚𝙣𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙨𝙞𝙜𝙣𝙞𝙛𝙞𝙘𝙖𝙩𝙤 𝙙𝙞 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙨𝙞𝙣𝙩𝙤𝙢𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙥𝙤𝙩𝙧𝙚𝙢𝙢𝙤 𝙙𝙚𝙛𝙞𝙣𝙞𝙧𝙚 𝙪𝙣 𝙢𝙚𝙨𝙨𝙖𝙜𝙜𝙚𝙧𝙤 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩𝙪𝙖𝙡𝙚, 𝙥𝙪𝙤̀ 𝙙𝙖 𝙨𝙤𝙡𝙖, 𝙧𝙚𝙣𝙙𝙚𝙧𝙡𝙤 𝙞𝙣 𝙦𝙪𝙖𝙡𝙘𝙝𝙚 𝙢𝙤𝙙𝙤 𝙜𝙚𝙨𝙩𝙞𝙗𝙞𝙡𝙚 𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙤 𝙞𝙣𝙩𝙚𝙜𝙧𝙖𝙗𝙞𝙡𝙚 𝙣𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙥𝙧𝙤𝙥𝙧𝙞𝙖 𝙧𝙤𝙪𝙩𝙞𝙣𝙚 𝙦𝙪𝙤𝙩𝙞𝙙𝙞𝙖𝙣𝙖, 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙙𝙞 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙖𝙘𝙘𝙖𝙙𝙚 𝙞𝙣 𝙪𝙣𝙖 𝙗𝙪𝙤𝙣𝙖 𝙥𝙖𝙧𝙩𝙚 𝙙𝙞 𝙥𝙖𝙯𝙞𝙚𝙣𝙩𝙞, 𝙧𝙞𝙩𝙚𝙣𝙪𝙩𝙞 𝙞𝙣𝙘𝙪𝙧𝙖𝙗𝙞𝙡𝙞.
