Tommaso Tuccillo, omaggia il grande compositore altamurano Saverio Mercadante nel 150° anniversario della sua morte

Giovanni Mercadante

Una mostra personale allestita nei pressi del Teatro Mercadante a Napoli, momentaneamente sospesa a causa della bufera del covid-19.

Il dinamico e  poliedrico artista Tommaso Tuccillo, napoletano doc,  non si ferma e lancia una sua campagna di promozione diffondendo la genialità del musicista altamurano, adottato da Napoli nel 1800. Dalla sua tesi di laurea di 8 anni fa  in architettura sul vecchio Real Teatro del Fondo convertito poi in Teatro Mercadante, una lunga e passionevole ricerca d’archivio, culminata nella mostra personale. Un messaggio trasversale agli altamurani. La sua patria d’adozione lo ricorda sempre con affetto. Continua nel tempo a suscitare interesse e la sua musica a traghettare valenti musicisti.

Francesco Saverio MERCADANTE (Altamura 1795 – Napoli 17 dicembre 1870)

Figlio illegittimo di Giuseppe Orazio Mercadante e Rosa Bia, quest’ultima di Gravina di Puglia, battezzato ‘sub conditione’ in quanto, come si evince dal documento stesso, “figlio di genitori ignoti” nel Duomo di Altamura il 17.9.1795. In un altro atto battesimale del 1806 in Napoli, si registra poi, nel giugno del 1797, nella chiesa napoletana di S. MARIA IN  COSMEDIN, un secondo battesimo di Francesco Saverio MERCADANTE, figlio, stavolta, di D. Giuseppe Mercadante e Rosa Bia.

La presenza di quest’ultimo documento lo agevolò molto nella domanda di ammissione all’allora Conservatorio partenopeo di S. SEBASTIANO.

I primi ‘conservatori di musica’ a Napoli si strutturano in maniera organica a partire dal XVI secolo e ne erano ben 4, veri e propri istituti assistenziali per l infanzia indigente e/o abbandonata. Centri, insomma, che, pur senza tradire l originaria missione, erano specializzati nella formazione musicale, una vera e propria scuola della ‘Divina Arte dei Suoni’. Ne erano in Napoli, a partire dal 1500, ben 4:

-Conservatorio di S. MARIA DI LORETO (1537)

-Conservatorio di S.ONOFRIO A PORTA CAPUANA (1578)

-Conservatoria della PIETA’ DEI TURCHINI (15..)

-Conservatorio dei POVERI DI GESU’ CRISTO ( dello stesso periodo ma soppresso nel 1743). 

Nel 1797 i primi due prima confluirono e poi nel sec. XIX furono soppressi entrambi e nel 1806 Giuseppe BONAPARTE fece confluire i due conservatori superstiti in un unico REAL COLLEGIO di MUSICA, già ex Conservatorio della Pietà dei Turchini, gestito dalla Curia Arcivescovile. Due anni dopo (1808), per insufficienza dei locali, il Real Collegio di Musica si trasferì in toto nel Monastero delle Dame Monache in San Sebastiano, e prese il nome di Real Collegio di S. SEBASTIANO, dove studio’ sia Mercadante che Bellini. Infine, nel 1826, per volontà di S. M. Francesco I di Borbone, il Real Collegio di Musica si sposto’ definitivamente nell’antico Monastero di S. PIETRO A MAJELLA e dove furono conservati tutti gli antichi archivi dei conservatori cinquecenteschi napoletani, ad eccezione degli archivi del glorioso Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, gestiti, invece, dall Arcidiocesi. 

Saverio Mercadante

Tornando al giovanetto Mercadante, fu avvicinato alla musica grazie al fratellastro Giacinto, figlio di primo letto del padre che suonava a livello dilettantistico sia la chitarra che il clarinetto. 

Mostrò subito una spiccata attitudine allo studio e, su interessamento dell’Arcidiacono altamurano Luca De Simone CAGNAZZI (che insegnava a Napoli alla Real Società d Incoraggiamento alle Scienze Naturali), viene ammesso al Conservatorio Napoletano. Qui fa esperienza in diversi strumenti: violoncello, controfagotto e flauto oltreché violino con ottimi risultati, ricoprendo da subito il ruolo prima di ‘Primo Violino’ (qui fortemente ispirato ai dettami metrico musicali di Giovanni Paisiello), e poi di Direttore d orchestra come era da prassi. 

Nel 1813 passa alla classe di ‘Composizione’ del Maestro Nicola Antonio Zingarelli, direttore in quegli anni del Conservatorio di S. SEBASTIANO, e poi, 4 anni dopo (1817), fu consacrato ‘Direttore D’Orchestra ‘

Dai suoi contemporanei fu definito presto il ‘Divino tra i Divini’; nella sua Altamura l’appellativo di ‘Cigno di ALTAMURA’, annoverato a pieno titolo, nell’ Olimpo dei grandi del suo tempo. Divino… un po’ oggi dimenticato.

Pupillo da sempre del Maestro Gioacchino ROSSINI, la musica del Mercadante riflette in maniera dichiarata l’assonanza musicale tipicamente rossiniana, specie (ma non solo) nella classica struttura metrica del ‘melodramma ottocentesco’ capeggiata dal Rossini, ma che fu poi seguita, oltreché dal Mercadante, anche da Gaetano Donizetti e da Vincenzo Bellini.

Rossini, insomma, è stato per il Mercadante il suo punto di riferimento più grande nel bene e …nel male. A questo grande compositore Saverio Mercadante deve tutto. In primis il suo debutto a soli 24 anni prima al Real Teatro del Fondo e poi al Teatro San Carlo di Napoli, rispettivamente con ‘Violenza e Costanza’, dramma semiserio su libretto di Andrea Leone TOTTOLA, e al ‘Massimo’ napoletano con l’opera ‘L’Apoteosi D’Ercole’ su libretto di Giovanni SCHMIDT. Successi straordinari culminati ancora, e sempre grazie a Rossini, due anni dopo alla Scala di Milano con l’opera ‘Elisa e Claudio’, punto di svolta che lo rese celebre e fortemente voluto nei maggiori teatri italiani ed europei.

Per 7 anni, dal 1833, fu Maestro di Cappella presso la Cattedrale di Novara, dando vita ad importanti composizioni di molti testi e musiche a carattere sacro, per poi diventare, dal 1840 fino in pratica alla morte nel dicembre del 1870, direttore del Conservatorio di Musica ‘S. PIETRO A MAJELLA’ di Napoli. Nel 1836, sempre su invito del Rossini, Mercadante si recò a Parigi dove presentò in Francia al Théatre Italien, l’opera ‘I Briganti’. Qui l’esperienza francese fu deludente…ma fino ad un certo punto. L’ esperienza francese lo matura molto, specie e soprattutto in relazione al suo profilo musicale professionale. Conosce uomini del calibro di Victor Hugo e tanti altri. Qui si matura (finalmente…) una sua maturità compositiva staccandosi definitivamente da quei canoni classici  del tempo. Si determina, insomma, un vero e proprio spartiacque tra il suo stile giovanile (per lunghi tratti anche tardo- giovanile), tipicamente di ascendenza rossiniana, e la maturazione di una scrittura compositiva più personale, finalmente matura oltreché innovativa.

Mercadante affina e poi consolida, un’esigenza tesa a rendere più drammatica la narrazione stessa, con la messa in evidenza più drammatica dei personaggi e ‘asciugando’ quella drammaticità musicale e quelle sfumature musicali pertinenti al dramma stesso, eliminando, per grandi linee e laddove fosse più appropriato, anche parecchi assoli musicali; una scelta che fa da preludio, insomma al teatro verdiano. Dunque una visione molto diversa rispetto alla maggior parte dei suoi contemporanei (su tutti Donizetti, col quale aveva condiviso parecchi anni di studio all ombra del Vesuvio.

Saverio Mercadante vanta una quantità smisurata di opere (ballate, inni, composizioni di musica sacra, oltreché veri e propri omaggi ai grandi musicisti del suo tempo: da Rossini a Bellini, da Donizetti a Puccini! Alla morte di Mercadante il 17. 12.1870 e dall’anno successivo, il glorioso e leggendario Real Teatro del Fondo di Napoli, cambia la sua gloriosa denominazione in Teatro MERCADANTE in omaggio al grande compositore altamurano, ed è, sia pur con diverse vicissitudini amministrative del tempo (lunghe chiusure, restauri a rilento oltreché direzioni artistiche fallimentari che hanno dato vita a stagioni fallimentari), il teatro Mercadante ancora tutt’oggi resta uno dei teatri più importanti di Napoli. 

Personalmente ho curato una mostra sul teatro Mercadante di Napoli (chiusa purtroppo causa Covid.. ), con un’appendice tutta dedicata al Saverio Mercadante musicista, e dove ho racchiuso più di 300 anni di storia di un glorioso teatro che segna l’istituzionalizzazione da parte dei sovrani del XVIII secolo (secolo di costruzione del teatro – 1778-) della Commedia Comica e dell’Arte, fino a quel periodo sotto-categorizzata, e che, a 40 anni dalla costruzione del teatro S. CARLO, cominciò ad avere, anche da parte dei sovrani stessi, un clamoroso successo. 

Nel nome del ‘Divino tra i Divini’ attendiamo tempi migliori. 

 

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