GOTTA ED EMOZIONI

DI Enrico Cembran

Parlando di Gotta, una volta ritenuta “Malattia dei Ricchi”, perché legata alla possibilità di nutrirsi con diete prevalentemente carnee, occorre distinguere fra la Malattia Gottosa Cronica e le Sindromi acute con sintomatologia di tipo Gottoso, dette comunemente Crisi Gottose.

In ambedue i casi, ciò che le determina, a livello biochimico e fisiopatologico, è l’aumento della concentrazione dell’Acido Urico nel sangue, in tale quantità da non renderne più possibile l’espulsione da parte dei reni.

La prima entità patologica colpisce prevalentemente gli uomini di oltre cinquant’anni, e si manifesta quando le sostanze tossiche del metabolismo proteico si depositano nei tessuti, soprattutto articolari, la seconda può manifestarsi in qualsiasi età e scomparire o rimanifestarsi.

Nella Gotta cronica ciò che polarizza l’attenzione del paziente è il sintomo dolore, prevalentemente riferito ai tessuti articolari, frequentissimamente a carico dell’alluce e, con minor frequenza, anche a carico delle ginocchia, caviglie e, ancor meno frequentemente a carico delle mani, spalle, gomiti e polsi.

Una caratteristica di questo sintomo è l’insorgenza notturna, che intuitivamente sollecita l’attenzione nei confronti dell’Inconscio, maggiormente libero di esprimersi quando la coscienza risulta inibita.

Un’altra caratteristica importante è l’interessamento a carico dell’alluce che metaforicamente pone l’accento sull’aspetto fondante della personalità individuale, l’Ego.

In quest’ottica dunque, gli acidi urici rappresentano, a livello emozionale, dei sostituti della frustrazione derivante dall’intrappolamento affettivo in una situazione apparentemente non risolvibile.
Tale situazione, tuttavia si innesca a causa di una inopportuna tendenza al controllo di se stessi che sovente viene proiettata anche sugli altri.

All’origine di esso può esserci la paura di perdere, di essere abbandonati, di essere sfruttati o usati, proprio da quelle persone che, in quanto oggetto del proprio amore, genererebbero alcune aspettative affettive.

Queste, quando disattese, determinerebbero l’esigenza di esternazione che, se repressa, a sua volta, scatenerebbe quel surriscaldamento dell’Ego che, in un primo momento determinerebbe dinamiche di compenso, quali atteggiamenti di elevata ed assoluta disponibilità e comportamenti iperprotettivi nei confronti delle persone amate.

In tale quadro, si può esagerare a tal punto da perdere la stima per se stessi energeticamente risedente nel Terzo Chakra, tanto più quando non si ricevono le conferme richieste.

Si tira la corda a tal punto da arrivare ad arrabbiarsi con se stessi, come in tutte le infiammazioni e talvolta con gli altri, acuendo ulteriormente il problema con i susseguenti sensi di colpa.

La grande sensibilità dei pazienti gottosi, li porta a nascondersi dietro un muro di apparente sicurezza e grande controllo di se stessi, che in realtà è un meccanismo di protezione dalle inevitabili delusioni della vita.
Questa caratteristica li pone in uno stato di grande vulnerabilità e manipolabilità che sono il vero motivo della loro tendenza compensativa al controllo.

Non di rado, nell’accrescimento del futuro paziente gottoso, compaiono dinamiche imposte di rinuncia delle proprie esigenze più profonde.
Tutto ciò può configurarsi, nella vita adulta, indipendentemente dalla realizzazione sociale conseguita, in un grande bisogno di riconoscimento del proprio diritto di esistere, venendo presi in considerazione, per il proprio valore, da parte degli altri.

La tendenza a reazioni spropositate alle ingiustizie o alla mancanza d’interesse o anche alle esclusioni da parte degli altri, generando ulteriori sensi di colpa, impone di reintroiettare la rabbia provata, innalzando l’infiammazione tissutale.

Altra caratteristica emozionale della patologia può essere l’Ansia che, se non dissipata, può determinare quegli addensamenti energetici nel Terzo Chakra, responsabili, per gradi estremi dell’insorgenza di calcoli di Urati, in genere nell’apparato urinario.

La Crisi Gottosa rappresenta, in questo quadro, un episodio casuale di disadattamento affettivo acuto.
In esso si manifesta la rottura improvvisa di un equilibrio nel quale, la frustrazione e conseguente rabbia accumulate non potendo essere espresse, per opportunità educativa, affettiva o sociale, colonizzano il corpo fisico dell’individuo.

Il mediatore biochimico di questa sofferenza è l’Acido Urico, gli organi bersaglio, o meglio la metafora funzionale da loro espressa, forniscono ulteriori indizi a favore della diagnosi.

Tali indizi, nel caso dell’Alluce, parlano di coinvolgimento della propria struttura mentale ed animica più profonda e vulnerabile, l’Ego, attraverso dinamiche affettive e relazionali non soddisfacenti o francamente deprivanti, tanto nel ruolo che nella sostanza.

Nel caso degli arti superiori, il danno affettivo potrebbe risiedere in violazioni del sentimento di competenza con annessa, eventuale mancanza di riconoscimento susseguente di ciò che è stato fatto.

Quando le crisi gottose o la malattia cronica interessano il ginocchio, si può pensare a dinamiche legate all’accettazione non condivisa ma imposta, di situazioni riguardanti la percezione di se stessi e di limitazione della propria affettività.

Come sempre, una via di guarigione è rappresentata dalla capacità di estroversione equilibrata del proprio disagio che, in quanto affettivo, coinvolge l’intero essere spirituale.

Dunque, da un corretto equilibrio della funzione del Quinto Chakra, deputato per l’appunto, a questo compito di dissipazione del disagio proveniente dai Chakra inferiori, in questo caso, il Terzo (Ego e Personalità), #Secondo (Subconscio frustrato) e #Primo (Rabbia e Aggressività non correttamente espresse).

Il tutto, ferma restando la Fisiopatologia e la Biopatologia classica della malattia, che la Medicina delle Emozioni, non nega, integra.
Proprietà letteraria riservata

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