di Antonio Vox
Cosa succede in Europa?
Vuoi vedere che in una Unione Europea monetaria, la questione è monetaria?
Facile deduzione.
Quello che preoccupa, però, è che l’incidente, indubbiamente non casuale ma provocato, sia capitato in questo momento critico dove l’intervento monetario, in questa crisi pandemica delle economie, è assolutamente necessario, con la BCE in prima linea.
La Banca Centrale Europea ha il compito di monitorare e controllare l’andamento della inflazione/deflazione intervenendo sulla massa monetaria circolante, iniettando o sottraendo carta moneta.
Oggi la BCE ha in campo due Programmi.
Il primo è il PSPP (Public Sector Purchase Programme), il famoso QE, «Quantitative Easing» di Mario Draghi del 2015 e prolungato fino al settembre 2019, con il quale la BCE stampava moneta e comprava titoli sovrani per ben € 2.600 mld.
Il secondo è il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), quello da 750 miliardi, nell’anno 2020, per fronteggiare la crisi da Covid-19, che nelle previsioni, si prolungherà anche nell’anno 2021.
Ora la questione riguarda il primo programma, il PSPP; ma, per come è posta, potrebbe estendere la sua influenza anche sul PEPP.
La Corte Costituzionale Tedesca interpellò, a suo tempo e in riferimento al PSPP, la Corte di Giustizia Europea che, nel 2018, sentenziò la legalità̀ delle azioni della Bce.
La Corte di Giustizia Europea è l’ultima istanza, rispetto al diritto europeo e ai Trattati.
Bene fece, dunque, la Corte Costituzionale Tedesca a chiederne il parere, in sentenza, sulla questione BCE/PSPP.
La questione sembrava conclusa.
Senonché, martedì 5 maggio, interviene la sentenza della Corte Costituzionale Tedesca, che rappresenta l’ultima istanza in relazione al diritto e alla Costituzione tedesca, sempre sulla questione BCE/PSPP.
La sentenza della Corte tedesca conferma la legalità degli interventi della BCE e, tuttavia, rileva alcune difformità di non indifferente gravità, ridicolizzando, però, la Corte di Giustizia Europea:
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Il mancato rispetto, da parte della BCE, del principio di proporzionalità nell’acquisto di titoli sovrani (l’Italia è socio della BCE per il 15,6%, ma gli acquisti BCE sono superiore al 30%): il che fa dedurre che si sia posta in atto una politica monetaria di contrasto al deficit (vietata alla BCE dai trattati).
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Il divieto, di detenere più del 33% del debito di ciascuno Stato, appare non rispettato.
La Corte tedesca pensa, in sostanza, che i 2.600 miliardi di bond sovrani che la Bce ha comprato, siano “in buona parte” incostituzionali, a fronte della Costituzione tedesca.
Fin qui sembra che tutto sia di poco conto e, tutto sommato, atteso.
E’, tuttavia, strano che, la sentenza della Corte tedesca, contraddicendo il mito della efficienza germanica, sia intervenuta ben due anni dopo la sentenza della Corte europea del 2018.
Ma la vera sorpresa è che la Corte Costituzionale Tedesca, nel sentenziare, abbia denunciato la irricevibilità della sentenza europea per vizio metodologico e abbia “intimato” alla BCE, i cui atti sono stati già dichiarati legali dalla Corte di Giustizia Europea, di fornire adeguati e organici chiarimenti, entro tre mesi, ergendosi inopinatamente a giudice ultimo.
Trascorsi, inutilmente, i tre mesi, la Corte tedesca impone al governo della Merkel di prendere i provvedimenti del caso, come quello di ritirare la Bundesbank dai programmi di intervento della Bce.
Il governo tedesco non può esimersi dall’agire e prendere conseguenti posizioni, sia nel caso che non arrivino chiarimenti dalla BCE, sia nel caso in cui questi chiarimenti non siano esaustivi e convincenti, non per sé ma per la Corte.
Osserviamo che, dato per acquisito che la Corte europea sentenzi a fronte del diritto europeo, delle Convenzioni e dei Trattati, tutti sottoscritti, appare irrituale che la Corte tedesca metta in discussione la sentenza della Corte europea, tracimando nel territorio di questa, assuma iniziative esecutive impartendo ordini ad istituzioni europee e non si rivolga invece al proprio governo chiedendo come mai abbia sottoscritto Trattati in aperta violazione della Costituzione tedesca.
Sembra, proprio, che lo scontro sia premeditato.
Una bella grana, con il sapore della politica e della economia, alla quale si aggiunge il conflitto di attribuzioni: quello fra le due Corti, europea e tedesca.
Emerge qui, in tutta la sua virulenza, il tema politico/economico che, fino ad oggi, è rimasto sopito: il netto rifiuto dei Paesi del Nord Europa di “mutualizzare il debito” dei Paesi in difficoltà, come l’Italia che, per questo, è oggetto di scherno, scarsa e quasi nulla credibilità, fino al disprezzo per l’allegra finanza e per il suo vizio di chiedere aiuto ai virtuosi.
In effetti, siamo sconcertati da questi giudici: quelli tedeschi, costituzionali, hanno affiancato, al chiaro tema costituzionale, un tema squisitamente politico economico sociale, fuori dalle proprie competenze.
Perché una Corte Costituzionale faccia una cosa come questa, vuol dire che “è stata mandata” per trasmettere al mondo politico economico sociale, europeo e non, quanto caldo sia il tema e quanto decisa sia la posizione del rifiuto della “mutualizzazione del debito”.
Il solco è profondo, troppo profondo.
L’arroganza e la determinazione della Germania infastidiscono e non fanno che confermare la inalterata pretesa della “supremazia”.
La Germania, in un colpo solo:
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rifiuta di sottostare ai trattati europei, con l’alibi che “altri” (BCE e Corte europea) hanno abusato del ruolo accusando, inoltre, questi “altri” di complicità;
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si muove con i carri armati (la Corte Costituzionale e non le Istituzioni Politiche);
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impone, senza titolo, ordini alle Istituzioni Europee;
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minaccia il ritiro delle proprie adesioni alle attività della BCE.
Per inciso, sorprende come, mentre in Germania si marci spediti e compatti verso l’obiettivo, in Italia, ad esempio sul MES, si perda un sacco di tempo in sterili e apodittiche prese di posizioni che alimentano, fra l’altro, inutili conflitti di principio pur in presenza della assoluta mancanza di argomentazioni a favore rispetto alle decine a sfavore.
Tornando all’argomento, non si può forse dire che la Germania si sia posta fuori dalla Unione Europea?
O si riconosce la Germania come leader indiscusso e indiscutibile, o non c’è altra via?
Ma chi l’ha pensata una Europa così?
Come si è potuto pensare che la “Monetizzazione della Unione” fosse l’elemento primario per mettere assieme popoli di diversa cultura, di differente visione, di inconciliabili modus vivendi e non, come sarebbe stato razionale, pensare di percorrere la via, nel rispetto reciproco, degli Stati Uniti d’Europa?
Il nostro ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, si è affrettato dichiarare che la sentenza della Corte tedesca non riguarda le misure di politica monetaria per far fronte all’emergenza Covid.
I mercati, invece, sanno che c’è un po’ di “casino” e, come nel loro stile, rimangono in attesa vigile ma prenderanno le loro contromisure; per intanto, i tassi a 10 anni sono passati dall’1,76% all’1,81% in pochi minuti: il debito pubblico è aumentato di botto. Vedremo cosa succederà per la collocazione dei titoli italiani, quelli di prossima emissione.
Quale sarà l’evoluzione di questo scenario?
Il più probabile è che la BCE cesserà di esistere, non certo nella forma, ma nella sostanza; e che la Germania, “obbligata dalla sua Corte costituzionale”, prenderà in mano l’Europa (come un buon monarca investito dal dio della Costituzione tedesca) con buona pace dei “paesucoli membri”, tutti compresi, Francia e Italia incluse: si ripete l’invasione.
Dopo questo teutonico potente messaggio, tutto tornerà calmo, come se non fosse successo nulla: i “paesucoli membri” taceranno così come quelli più grandi.
C’è da aspettarsi, infatti, che la Germania non rinunci al proprio intrinseco imperialismo che ha già causato due guerre mondiali; c’è da aspettarsi che essa non rinunci alla sua gallina dalle uova d’oro.
Per intanto ha lanciato il suo guanto di sfida che, probabilmente, non sarà raccolto.
Staremo a vedere!
Perché la Germania ha deciso un passo di tale portata?
Esprimiamo un dubbio legittimo e ardito.
Da più parti, da vari economisti e da diverse testate d’economia, si va diffondendo l’idea che la “iniezione di liquidità” fornita dalla BCE, non debba essere restituita, come peraltro già avviene oggi.
Che essa liquidità, dunque, non debba essere considerata debito è un passo facile da fare.
I debiti sovrani si assottiglierebbero di molto.
Cadrebbe, dunque, la presa delle economie forti su quelle deboli.
Da qui, la necessità di “commissariare” la BCE: questo appare l’obiettivo primario della Germania, che sarà, altrimenti, privata della leva principe del suo imperialismo economico: la restituzione onerosa della liquidità.
Forse si sbaglia; ma la partita è grossa ed esistenziale.
Ma quale è la morale per l’Italia?
È altamente probabile che, in Italia, non succeda nulla: non capirà o non vorrà capire che è necessaria una nuova politica, diversa da quella di ieri; che urge un nuovo sistema politico economico sociale.
Continuerà la sterile contrapposizione fra europeisti e antieuropeisti, fra filogermanici e non; terreno per chi nulla ha da fare e da dire.
Si continuerà a mettere sugli scranni perfetti incapaci e inadatti, vanitosi e yes men.
Si continuerà sulla linea assistenziale del “buonismo” e della “solidarietà”: dolci biberon per infanti mantenuti nel loro infantilismo.
Si procederà, indifferenti, verso una sudditanza tedesca, l’esatto contrario della Libertà.
In pochi, non abbastanza, penseranno che la “solidarietà” e il “buonismo” sono sostantivi citati in nessun testo di economia e finanza;
che l’assistenzialismo, nel distruggere idee, energie ed entusiasmi crea gli schiavi del 21° secolo;
che sia oramai il tempo di fare da soli attingendo alle risorse e ai punti di forza, innumerevoli, del Paese;
che si deve valorizzare e dare spazio al merito;
che la credibilità non è assegnata alla persona del Presidente del Consiglio ma al Paese;
che la competenza non passa dal genere, come pensa qualcuno che governa l’Italia, ma dalle attitudini e dalla cultura;
che la burocrazia asfissiante non è un punto di forza.
In pochissimi, penseranno che l’unica risposta è il liberalismo (non liberismo) con la sua Libertà, che oggi appare, addirittura, “rivoluzionaria”.
Oggi, si deve ricostituire una nuova linea del Piave.