di Maria Cristina Durante
Chi erano le streghe?In un famoso quadro di Francisco Goya intitolato Linda maestra, ci troviamo davanti allo stereotipo della strega: due figure femminili, una giovane ed una anziana, entrambe nude, volano a cavallo di una scopa, verso il sabba o di ritorno da esso.
Una pregnante descrizione della strega lo troviamo anche in Storia notturna dello storico torinese Carlo Ginzburg. Streghe e stregoni si radunavano di notte, generalmente in luoghi solitari, nei campi e sui monti. Talvolta arrivavano volando, dopo essersi spalmati il corpo di unguenti, a cavallo di bastoni o di manici di scopa; talvolta invece in groppa ad animali, o trasformati in animali essi stessi. Coloro che venivano ai raduni per la prima volta dovevano rinunciare alla fede cristiana, profanare i sacramenti e prestare omaggio al diavolo, presente in forma umana oppure (piĂą spesso) in forma animale o semi-animale. Seguivano banchetti, danza, orge sessuali. Prima di tornare alle proprie case streghe e stregoni ricevevano unguenti malefici, confezionati con grasso di bambino e altri ingredienti.
Lo stereotipo della strega secondo l’antropologo britannico Norman Cohn era generalmente una donna, ma talvolta un uomo o perfino un bambino legato al demonio da un patto o un contratto in qualitĂ di suo servitore o di suo assistente. Cohn aggiunge un dettaglio non secondario all’immagine della strega: solo i cristiani potevano aderire alla setta stregonesca! Così scrive: (…) Le streghe rappresentavano un capovolgimento, sotto ogni aspetto, della cristianitĂ , un’ inversione che poteva essere realizzata soltanto da ex-cristiani. Ecco perchĂ©, ripercorrendo la storia, i non -cristiani, quali gli ebrei e gli zingari, sebbene accusati, incolpati di maleficium, non furono mai accusati di essere streghe o stregoni nel senso pieno del termine.
Ma come nasce l’idea di strega, osserviamo le ragioni profonde ed i tempi, partendo dall’ epoca romana e medievale. GiĂ in epoca romana si favoleggiava sulla strix, creatura volante notturna che si cibava di carni( soprattutto umane). Orazio, negli Epòdi, parlava della strige e di alcune proprietĂ magiche: le sue piume erano utilizzate per pozioni amorose per chi non corrispondeva l’amore di un uomo o di una donna. Seneca, asseriva che nel Tartaro, “risuonava il triste presagio dell’infausta strige”. Ovidio descriveva le strigi come esseri con grande capo, occhi sporgenti, becchi adunchi, penne grigie, artigli uncinati, che volavano di notte, attaccando i bambini privi di protezione, distruggendo i corpicini rapiti dalle loro culle; laceravano le viscere dei lattanti con i loro becchi e si riempivano la gola del sangue bevuto. Il poeta non sa se erano nate uccelli o erano donne anziane trasformate in volatili sozzi tramite magia nera. Esisteva anche una credenza popolare riguardante “donne volanti”. Per quanto riguarda la magia, essa era ampiamente praticata nelle strutture statali, la sua pratica era premiata o punita a seconda che fosse a fin di bene o a fin di male. Ciò non toglieva che la societĂ romana, fin dai tempi delle Dodici Tavole, fosse profondamente anti -magica. La magia infatti veniva “sentita”, avvertita come qualcosa di straniero. I maghi erano “barbari”, caldei, etc. Comunque, erano sempre “altri” individui, non cittadini di Roma. Questo atteggiamento venne poi a consolidarsi mediante la nascente religione cristiana e poi cattolica che, in quanto religione universale, non poteva ammettere culti diversi. Cardini cita due esempi dal Nuovo Testamento, entrambi nelle lettere di Paolo. Nella I Lettera ai Corinzi e nella Lettera ai Romani, Paolo demolisce la ragione prima della pratica magica, che è sempre una qualche forma di invidia nei confronti di qualcosa o di qualcuno. Esalta, in sua vece, l’agape, l’amore fraterno, da praticare anche e soprattutto nei confronti dei propri nemici.
La leggenda della strige sopravvisse nel Medioevo , come viene riportato nella Etimologia di Isidoro da Siviglia.
Inoltre , una legge francese attribuita ad un antenato o probabilmente allo stesso re Clodoveo I ( secondo sovrano della dinastia dei Merovingi del regno dei Franchi Sali) 511 d.c., prescriveva che se una strige fosse stata colta sul fatto, cioè a divorare un essere umano ,sarebbe stata condannata a pagare 8.000 denari ed ad essere rinchiusa in una gabbia.
Carlo Magno, re cristiano, “condannò a morte” , nei suoi capitolari, i Sassoni che avevano bruciato, per decenni, alcune donne accusate di essere diventate strigi, questo perchè il re non credeva agli spiriti malefici. ( continua)